Un film capolavoro che già nel titolo ne rievoca un altro: “Zootropolis” come “Metropolis”. E dove in quest’ultimo a dominare erano le macchine, qui ci sono gli animali (terzo film prodotto da Walt Disney, dopo “Robin Hood” e “Amici per la pelle”, in cui non compaiono gli uomini). Punto in comune: in entrambi prevale la genialità. Geniale la trama. La protagonista è la caparbia coniglietta di campagna Judy, mossa dall’obiettivo «di rendere il mondo, un posto migliore», che riesce a diventare una poliziotta, nonostante la derisione dei suoi compagni di corso («Sei morta, chiappe di peluche», è solo uno degli insulti ricevuti molto “Full Metal Jacket” e “Ufficiale e Gentiluomo”). Arriva a Zootropolis, una città suddivisa in quattro ambienti divisi, campagna, città, montagne ghiacciate e foresta pluviale, in cui gli animali vivono pacificamente senza distinzione tra prede e predatori; qui non è ben accolta dal capo del dipartimento di polizia, il bufalo Bogo, le manda a fare l’ausiliaria del traffico. Durante una delle giornate a firmare impietosamente multe, l’audace coniglietta conosce Nick, una volpe malandrina (e cosa poteva essere altrimenti?), che per una serie di comiche circostanze (che non vi riveliamo) finisce per dare una mano alla neo poliziotta a risolvere un caso di rapimento. Che diventa più complicato di quanto non appaia (e ancora una volta non sveliamo altro, il film va assolutamente visto), perché i casi di animali scomparsi sono addirittura quattordici e tutto fa pensare a un serial killer.
Poliziesco degno di un noir anni ’40, con punte da thriller degne de “Il silenzio degli innocenti” (spesso la poliziotta Judy ci ha rammentato la fascinosa agente Starling interpretata da Jody Foster. Chissà, Jody che diventa Judy, potrebbe non essere un caso), e siparietti deliranti e comici degni della miglior tradizione animata, questo “Zootropolis” è firmato da ben tre registi, Byron Howard, Rich Moore e Jared Bush. Tre come tre sono le scene indimenticabili di questo lungometraggio (il più lungo, con i suoi 108 minuti, secondo solo a “Fantasia”): le performance musicali della pop star Gazzelle, doppiata da Shakira; la parodia del “Padrino” di Coppola, nella classica scena del matrimonio, con tanto di boss che balla con figlia; e la scena nell’ufficio della motorizzazione dove agli sportelli ci sono solo lentissimi bradipi, tra cui quello interpellato nell’indagine ha il premonitore nome di Flash. Una scena cult che ha strappato sorrisi e cattivo sangue pensando a quante volte ci si è imbattuti in impiegati troppo simili ai simpatici mammiferi.