Nicola Di Ceglie, segretario generale Slc Puglia
Relazione di Forte è condivisibile soprattutto perché indica una strada. Anche per nostri settori sono stati quattro anni difficili. Non servono uomini della provvidenza, che si chiamino Berlusconi o Renzi. Come si fa a dire che non c’è bisogno di confronto con le grandi organizzazioni sindacali? Il dialogo sociale ha portato sviluppo in questo paese. Ci accontentiamo degli 80 euro in busta paga? E cosa ci tolgono? Quali servizi? Quali tariffe aumenteranno.
Tra i nostri settori quello più debole è quello della cultura e spettacolo. Un bollettino di guerra. Teatri chiusi in tutte le province. Ci sono risorse regionali a pioggia che privilegiano compagnie di altri territori. Le fondazioni non stanno mese meglio, prevale la precarietà e il caos: pensiamo a quella del Petruzzelli. Dobbiamo aprire tavoli con le istituzioni. Un paese senza cultura non ha un grande futuro. Cultura è occasione di sviluppo e crescita, ma vanno messe in rete le risorse, creare le condizioni per valorizzare le risorse che abbiamo.
Settore informazione si sta ripiegando su se stesso. Chiudono testate storiche. Non va meglio per le emittenti televisive. Occorre una legge quadro sull’informazione nella regione, che oggi manca.
C’è questione call center, dove prevalgono precariato e incertezze. Ultima cosa sulle privatizzazioni: c’è una ulteriore fase che riguarda Poste Italiane, azienda che porta 1 miliardo di ricavi allo Stato all’anno. Quali sono allora le ragioni di questa ulteriore privatizzazione? Non vorrei si rifacesse sulla pelle dei lavoratori la stessa macelleria che si fece con Telecom.