Schede contate e ricontate, conti che per la stanchezza non tornano, scrutini chiusi il lunedì mattina quando il sole è già alto nel cielo: le storie che ci giungono dai seggi di tutta Italia in occasione delle tornate elettorali sono sempre più frustranti e lesive della dignità delle persone.
La decisione di far votare e scrutinare in un unico giorno, portando l’orario di chiusura dei seggi alle ore 23, se da un lato contribuisce a ridurre i costi della politica e favorisce l’elettorato, dall’altro penalizza fortemente presidenti e scrutatori. Vale a dire, quei cittadini – spesso giovani, precari e laureati – che sono chiamati a prestare un servizio pressoché gratuito allo Stato. Stiamo parlando di tempi inumani e che vanno ben oltre quelli di altri paesi europei, con più di venti ore di permanenza nei seggi per un lavoro che richiede un livello di attenzione e un carico di responsabilità non indifferenti.
Conseguenza di questo è (e sarà sempre più) la difficoltà a trovare cittadini disposti ad accettare l’incarico. È così per l’Italia, è stato così per il secondo turno delle presidenziali in Francia, tant’è che alcuni paesi come il Belgio stanno correndo ai ripari rendendo obbligatorio il servizio e punendo con un’ammenda gli scrutatori che non si presentano ai seggi senza una valida motivazione.
In tutto questo impasse, un esempio di democrazia e di coraggio ci viene offerto dalla piccola Estonia: è stato il primo Stato europeo a garantire ai propri cittadini la possibilità di votare comodamente da casa tramite internet. Dal 2005, gli elettori estoni possono esprimere la propria preferenza per elezioni locali e nazionali utilizzando un computer connesso, la carta d’identità digitale e un lettore collegato al pc, e col tempo la fiducia nell’e-voting è cresciuta notevolmente rispetto al metodo tradizionale.
Germania e Norvegia, dopo qualche timido tentativo, hanno preferito fare dietrofront per evitare polemiche sulla trasparenza dell’operazione e sull’efficienza del sistema elettronico. La Francia sta nel mezzo, con Comuni che preferiscono il metodo tradizionale e altri che si arrischiano con il nuovo sistema di voto, ma uno dei punti del programma del presidente Macron è proprio quello di “generalizzare il voto elettronico, che estenderà la partecipazione, ridurrà i costi delle elezioni e modernizzerà l’immagine della politica”.
Resta, dunque, l’Italia, dove il dibattito nemmeno sussiste. La vecchia fedele matita continua a rassicurare politici e cittadini più del computer, il demone della modernità.