Quando su per giù nel 530 a.c. Pitagora se ne scappò da Samo a Crotone, volendo farsi conoscere e accettare socialmente, aprì una scuola (forse la prima in assoluto) che aveva due tipi di discepoli: gli ‘esoterici’, che frequentavano all’interno il collegio e condividevano con lo scienziato un tipo di vita sobrio e molto regolato. Poi c’erano gli ‘essoterici’, cioè gli esterni alla scuola di Pitagora (praticamente gli abitanti della zona), che attratti dalla prestigiosa presenza del maestro potevano apprendere nozioni più annacquate, ma sicuramente utili ad argomentare logicamente come non avrebbero saputo fare da soli. Pitagora morì a Metaponto non si sa come e nei 25 secoli successivi, in tutto l’Occidente, sono aumentati esponenzialmente i cittadini profani che avrebbero bisogno di imparare un po’ di filosofia. Oggi, pochi studenti la scelgono all’università, molti la studiano al liceo e la dimenticano, altri la scoprono per conto proprio quando, per smascherare fallacie, arrivano a intuirne la straordinaria importanza. Vito Palmi, dottore commercialista e economista d’impresa, si è coscientemente registrato alla terza categoria e, per convincere i suoi simili ad avviare un salutare apprendistato metafisico, ha scritto questo libro destinato ‘a chi sa poco (o nulla) di filosofia’. L’autore, dalla culla alla poltrona, è barese. Nella quarta di copertina ci svela la sua passione per tutta la cultura umanistica, ma è renitente all’anagrafe; però, nella foto del suo ombroso mezzobusto si vedono i capelli bianchi e le tempie allungate, quindi se le premesse sono vere concludiamo che ha ‘una certa età’. (Ma non sorvoliamo sull’idea che anche in logica gli argomenti validi possono essere infondati). Ebbene, a noi Vito Palmi ci sta simpatico; è uno squisito dilettante, che ha compiuto il primo passo editoriale con un manualetto che ci spinge a non rimanere in silenzio. Alleniamo il pensiero negativamente: a chi è utile un libro del genere? Non è utile ai liceali, perché non è esaustivo dal punto di vista storico e antologico. Non è utile agli universitari, che per diventare ‘dottori’ devono ingroppare pesantissimi testi di fenomenologia, esistenzialismo, tomismo, platonismo ecc. Non è utile alla ‘élite intellettuale’, che queste pubblicazioni le rifiuta a priori. Eppure in ogni pagina di questo libercolo metafisico, zero importante per la ricerca avanzata, c’è un messaggio tenero e muto: ‘La filosofia dovrebbe essere più vissuta dalla gente comune’. Un desiderio chiaro e limpido, perché essa è molto più diffusa in società di quanto non ci si aspetti ed è decisiva se si vuol affrontare il mondo che cambia. Da qualche tempo, Armando Massarenti e i suoi amici di simposio ripetono sul domenicale del ‘Sole24ore’ che bisognerebbe insegnare la Logica nelle scuole primarie. Il Times ultimamente ha messo in grassetto l’importanza dell’educazione del pensiero infantile attraverso la filosofia. E, da quando ha fondato la sua università, la Norvegia impone la filosofia come esame di sbarramento al primo anno per tutte le facoltà. Sono 3 scelte giuste e condivisibili. Chi vi scrive crede addirittura che la filosofia andrebbe insegnata alle scuole elementari, perché da subito l’essere umano usa la mente per ragionare alla ricerca della verità. La mente va allenata, come si fa con il corpo. Per quale motivo i genitori iscrivono i propri figlioletti a scuola di calcio, danza, tennis o equitazione e non gli fanno prendere nozioni di filosofia? La filosofia non è tossica; ha diversi gradi di complessità (come ogni forma di conoscenza) e per sfruttarla meglio basta seguire il consiglio di Cartesio che ci dice di ragionare per ordine “a facilioribus ad difficiliora”. Da questo punto di vista, il libro di Vito Palmi si rivela sottilmente utile e forse con qualche disegnino accattivante sarebbe un ottimo strumento di pedagogia infantile. Un bambino potrebbe memorizzare alcune delle più belle intuizioni teoretiche suggerite agli essoterici e far proprio un valore ideale che sarà indistruttibile nel tempo. Facciamo qualche esempio: “L’essere è, il non essere non è” (Parmenide). “La giustizia è ciò che fa comodo al più forte” (Trasimaco). “So di non sapere” (Socrate). E che dire della meravigliosa epigrafe sulla tomba di Kant nel cimitero di Konisberg: “Il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me”.
– Mi confessi, signor criticone, questo mio libro lo giudica infantilista?
– No, signor Palmi, anzi le confesso che l’ho letto e riletto perché, nella sua semplicità, attira la mia attenzione su personaggi dimenticati, su concetti riguardati, su date risucchiate nell’oblio. Lei non può avanzare nessuna pretesa metafisica, il suo libro non avrà mai una degna collocazione in un istituto dell’Accademia, ma stia sicuro signor Vito…si tratta comunque di filosofia.