La vertenza Teleperfomance diventa caso nazionale: si insedierà infatti domani una commissione nazionale che cercherà di trovare le soluzioni per risolvere una vicenda che, soprattutto per il capoluogo ionico, si preannuncia come una vera e propria catastrofe occupazionale.
«Abbiamo confermato a Teleperfomance la disponibilità a ragionare sulla flessibilità per quello esclusivamente previsto dal contratto è ribadito che è invece inaccettabile il rinnovo dell’accordo che preveda il demansionamento dei lavoratori». Lo ha affermato Andrea Lumino, segretario della Slc Cgil di Taranto al termine dell’incontro che si è tenuto nella sede di Confidustria a Roma con l’azienda che nei giorni scorsi ha annunciato la volontà di mettere sul mercato la sede di Taranto e Roma mettendo così a rischio circa 2mila posti di lavoro. Il rischio per la seconda realtà lavorativa del capoluogo ionico, infatti, rischia di diventare il colpo di grazia del tessuto economico e sociale di una comunità già provata da una dalla crisi. Se infatti il piano aziendale dovesse fallire, si rischierebbe una situazione tragica in cui 2mila giovani e le lroo famiglie, finirebbero per strada. «È una situazione che non possiamo nemmeno immaginare ed è per questo che abbiamo manifestato la nostra disponibilità a ragionare, ma non sulla pelle dei lavoratori. Non posso pagare sempre e solo i dipendenti. L’azienda – ha aggiunto Lumino – ci ha comunicato che entro i prossimi 15 giorni dovremmo ricevere le raccomandate per avvio processo di societarizzazione e provare a salvare la situazione ha chiesto il passaggio a 20 ore di lavoro settimanali, la conferma dell’accordo su livelli, scatti di anzianità, Tfr e tredicesima. Non solo. Teleperformance ha manifestato la necessità di rendere ancora più flessibili gli orari di lavoro con turni spezzati e una serie di altri punti che rimandiamo al mittente confermando che per questi aspetti è invece doveroso tornare a quanto previsto dagli accordi precedenti al 2013. Inoltre – ha aggiunto il sindacalista tarantino – l’azienda ci ha concesso 10 giorni di tempo per trovare una soluzione prima che parta la societarizzazione, ma le nostre posizioni sono chiare: non ci possiamo e dobbiamo piegarci a richieste che minano i diritti dei dipendenti».
Per Lumino, infine, questo è «solo il primo ed emblematico di una lunga serie di crisi che finiranno sul tavolo del Governo se non dovesse cambiare la posizione di “silenzio complice” che da troppo tempo ha adottato. La Slc Cgil resterà al fianco delle lavoratrici e dei lavorati dei call center guardando esclusivamente ai loro diritti ed è anche per questo che abbiamo scelto di essere in piazza Immacolata a Taranto, domenica 24 maggio, per partecipare al flash mob “ci riducete in mutande”».