Utilizzando un termine calcistico “abusato e logoro” (cit. dal controllo ortografia e grammatica di Word), l’assist lo offre un recente articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno dal titolo “Effetto premio Strega, esaurito il libro di Lagioia”. L’entusiasta giornalista rileva come a seguito della vittoria del prestigioso premio letterario, il romanzo del 42enne barese è andato esaurito in tutte le librerie facendo registrare un vero e proprio “boom” di vendite nella sua città natale. Schizzando nelle classifiche di vendita della catena Einaudi, venduto in molti paesi esteri e in corso di pubblicazione in altrettanti.
Vogliamo quindi parlare di numeri? Tranquilli, la zelante giornalista indica anche quelli: ben “168 copie dall’uscita del romanzo” (23 settembre 2014). Non si comprende se solo nella libreria Laterza indicata o in tutte le librerie, ma siamo ottimisti e consideriamo il dato riguardante una sola. Davvero 168 copie sembrano un numero sufficiente da far gridare al miracolo? Facciamoli noi i conti, allora: Bari conta circa 300 mila abitanti, quindi le vendite rappresentano lo 0,056 % della popolazione. Semplicemente desolante, no?
Vero è che recentemente è apparso un articolo sul blog “BookBlister” sulle vendite dei libri, quelle vere e non quelle sciorinate abilmente sulle varie “fascette”. Ebbene, nonostante il blogger facesse la premessa che molte case editrici obbligano i vari autori a firmare una specie di “accordo di segretezza”, i numeri sarebbero questi. Una volta (tanto tempo fa), nella top ten dei libri più venduti si entrava con 25/30 mila copie, e parliamo di “mostri letterari” (veri o presunti) come Camilleri, Saviano e Volo (ecco, appunto); oggi si scende intorno alle 10 mila copie, e per l’editore resti, nonostante tutto, sempre un mostro. Quindi, se sei un esordiente e la vendita del tuo romanzo tocca le mille copie, oltre che un’impresa, si può urlare al successo. Un esordiente, certo, non un premio Strega.
Parliamo di qualità per chiudere il cerchio? Ebbene, basta dare un’attenta lettura alle varie classifiche di vendita per tirare le somme: i libri più venduti sono anche i più mediocri. Letterariamente parlando. Magari sono storie “attraenti” ma che nulla aggiungono al panorama letterario che “affoga” nel mare dei nomi noti che si danno alla scrittura. E per fortuna che di tanto ci s’imbatte nel salvagente del vero scrittore, che non troveremo mai, o quasi mai, nelle classifiche di vendita. O almeno nei primissimi posti. La qualità fa sempre a pugni con il successo. In tutti i campi artistici: musica, teatro, cinema e letteratura.
Di chi la colpa? Delle grandi case editrice secondo le quali, “oggi se non sei un nome che vende, non meriti la pubblicazione”, oppure di quelle medio-piccole che pubblicano “cani e porci, purché paghino”? O ancora peggio, l’auto pubblicazione? Per non parlare del capitolo editing, ma qui il terreno frana spaventosamente sotto i nostri piedi aprendo un capitolo-voragine a parte. Secondo quel “geniaccio” di Vila-Matas, recentemente intervistato su “La Stampa” da un altro genio delle parole, il mio amico Paolo Di Paolo, «La stragrande maggioranza di tutti gli editori di oggi sembrano somigliare tutti – perfino fisicamente – all’editore di Balzac. Fuori tempo».
Vero è che se negli anni ottanta e novanta si era scatenata “la caccia al nuovo talento”, oggi non è più così. La crisi editoriale ha spezzato le gambe, certo, ma un po’ di romanticismo non guasta, e condividiamo totalmente quello che, sempre Di Paolo e sempre su “La Stampa”, ha scritto di recente: «Dare il tempo al giovane Antonio di diventare Tabucchi, al giovane Pier Vittorio di diventare Tondelli». Noi ci speriamo, caro Paolo, in barba a Bolaño che da qualche parte ha dichiarato «Il fiume (della letteratura) è ampio e possente e dalle sue acque spuntano le teste di almeno venticinque scrittori sotto i cinquanta, sotto i quaranta, sotto i trent’anni. Quanti di loro affogheranno? Io credo tutti».