Pensate che il feretro della giovanissima Valeria Solesin -unica vittima italiana degli attentati a Parigi- è stato accolto a Venezia nientemeno che dalle note dell’Inno di Mameli. In prima fila, al funerale di colei che è diventata d’improvviso la figlia di tutti, due rappresentanti delle istituzioni: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il ministro della Difesa, Roberta Pinotti.
Qualche giorno dopo, l’Università di Bari ha scelto di intitolare un’aula dell’ex palazzo delle Poste alla talentuosa ricercatrice, perché “più volte ha partecipato a iniziative qui”.
Scusate, ma lasciatemelo dire…quanta ipocrisia! Quanti gesti bellissimi, che lasciano il tempo che trovano! Quando finirà tutta questa vuota apparenza? Noi giovani pretendiamo fatti.
Si parlava di questo a Liegi l’altra sera, all’interno di una associazione i cui membri sono per lo più giovani italiani, tutti di grande talento.
“Non prendiamoci in giro”, ha esordito con enfasi uno di questi, “probabilmente, Valeria si trovava alla Sorbona perché la Francia finanzia la ricerca, finanzia le università e le associazioni culturali. Vuoi fare sperimentazione in Francia? Non c’è problema, non devi annaspare come accade in Italia e magari scendere a compromessi”.
Dunque, se potessi chiederei al buon Dio di farmi parlare con Valeria per qualche istante. Dieci minuti, non di più. Mi piacerebbe sapere se si sentisse davvero figlia di questa Italia, per quale motivo si trovasse alla Sorbona e se qualche università italiana le avesse mai offerto la possibilità fare ricerca qui, nel paese che le ha dato i natali. Ancora, se si fosse sentita apprezzata e sostenuta nella sua terra (da viva s’intende, perché a fare commiati ai morti siamo tutti bravi) o se, al contrario, qualcuno le avesse sottratto il posto che le spettava per fare il dottorato, se qualche docente non l’avesse stimata abbastanza, se il suo “non essere figlia di” in qualche modo l’avesse penalizzata, fino a costringerla a rifugiarsi Oltralpe.
Probabilmente, non lo sapremo mai. Non conosceremo mai i sogni, le aspirazioni o le eventuali frustrazioni di Valeria. Ma per onestà intellettuale e morale, queste domande dobbiamo farcele.
“L’Italia s’è desta”, scriveva Goffredo Mameli nel 1847. E ora, perché dorme?