- Nella Federazione Nazionale della Stampa la stagione della diarchia presidente-segretario è finita.
Chiaro, limpido e necessario il motto iniziale che Beppe Giulietti ha scandito a Bari in una affollata assemblea di giornalisti iscritti all’Assostampa di Puglia, nella sua prima uscita ufficiale con il segretario nazionale Raffaele Lorusso, ospiti entrambi di Bepi Martellotta. Dunque, dopo tante gerenze fatte da ‘separati in casa’, il sindacato unico dei giornalisti italiani nel presente è diretto da due uomini che lavorano fianco a fianco, senza scambiarsi menzogne o tradimenti. “I litigi dei capi mettono in ginocchio gli ultimi” ha spiegato Giulietti che, per un Destino imprevedibile, è stato nominato nuovo presidente FNSI al posto di Sante Della Volpe, eletto nell’ultimo congresso di Chianciano, ma stroncato dal male incurabile.
- Ho accettato questo incarico a patto che mi sarei impegnato per innovare, non certamente per conservare l’esistente. I partiti non ci sono più, le correnti nel sindacato non ci sono più e i contratti di lavoro adatti al Corriere della Sera non sono più praticabili. Oggi la FNSI deve porre grandi temi (e non solo il contratto), nella consapevolezza che tanti vecchi obiettivi sono ormai irraggiungibili. I nuovi, complessi problemi da risolvere sono le fusioni e l’antitrust. La legge Gasparri non fa rilevare le posizioni dominanti, ma in una società libera è necessario avere un metodo giusto per calcolare le percentuali di proprietà dei media. La FNSI deve sempre confliggere con chi ha davanti, facendo proposte e ponendo trincee sempre più avanzate. Governo e Parlamento sono i suoi referenti principali; invece la ‘malapolitica’ e l’antipolitica sono dannosi per il sindacato dei giornalisti italiani.
Beppe Giulietti è stato un Onorevole della Repubblica, ma la ragion dominante della sua vita rimane la difesa dei diritti dei lavoratori. Un pragmatico col sorriso in faccia, l’ironia nella mente e una volontà di acciaio inossidabile.
- Oggi e subito sono indispensabili la legge sulla Editoria e la riforma dell’Ordine dei Giornalisti. Il Italia ci sono 8 mila persone garantite e 100 mila precari. I fondi per l’occupazione sono dispersi, Il Governo ‘pesa’ sulla RAI e bisogna ridefinire tutto il prodotto editoriale. La legge sulla editoria è propedeutica a tutto. Il contratto di lavoro giornalistico non si rinnoverà senza una nuova legge sulla editoria che toglie i contributi agli editori disonesti, ma che allo stesso tempo garantisce agli editori onesti la certezza dei contributi, entro 90 giorni. Per l’Ordine dei Giornalisti non ci sono alternative: o l’Abrogazione secca della legge istitutiva del 1963 o l’Autoriforma. Il consiglio è ormai nelle mani di chi non svolge l’attività, ma decide sulla deontologia di tutti. Passando da 170 a 27 consiglieri il Consiglio nazionale dell’OdG sarà fatta la ‘pulizia etica’. Meno parlamentini, più commissioni. Io odio l’assenza di conflitto, le idee diverse sono l’essenza della vita. Il mio sogno è il tema della libertà; molti colleghi oggi dicono “non me ne fotte niente di ciò che accade in Turchia, in Egitto”, ma io dico no ai silenzi omissivi.
Sono le parole di un gentiluomo che porta sempre con sé il ricordo di Pippo Fava, di Pino Puglisi e Beppe Impastato. Da Beppe Giulietti, a conclusione dell’incontro, i giornalisti pugliesi oggi diretti da Bepi Martellotta hanno ascoltato una promessa decisiva:
- Fin quando sarò presidente della Federazione Nazionale della Stampa non accadrà mai che ci sia una zona d’ombra fra me e il segretario Lorusso, e non farò mai patti criminali con gli editori.
16 maggio 2016