Lo spettacolo andrà in scena al Teatro Petruzzelli il 7 e 8 aprile.
“Ma come testè udito avete saria davver assai arduo cominciamento se principiassimo a parlare con la misma lengua dello messere Boccaccio”. Così Mastro Panfilo, interpretato dall’amatissimo Stefano Accorsi, dà inizio allo spettacolo “Decamerone. Vizi, virtù, passioni“, con l’adattamento teatrale e la regia di Marco Baliani e la drammaturgia di Maria Maglietta. Un lavoro di riscrittura difficile e affascinante, che sta facendo tappa in molte città italiane e che vanta un notevole successo di pubblico. Nel cast, accanto a Stefano Accorsi, Salvatore Arena, Silvia Briozzo, Mariano Nieddu, Naike Anna Silipo, c’è anche Fonte Fantasia. Una ragazza di Conversano, con occhi espressivi e spirito vivace, che si è diplomata nel 2013 all’Accademia dei Filodrammatici e che ha consacrato tutta la sua vita all’arduo mestiere dell’“attore”.
Come sei entrata a far parte del cast?
Ho conosciuto Marco Baliani, perché ha curato la regia dello spettacolo ai Filodrammatici, dove mi sono diplomata. A luglio 2014 ho ricevuto una sua chiamata e mi ha proposto di partecipare al progetto. È stata una chiamata inaspettata e sorprendente. Non ho dormito per le tre notti successive.
Quali novelle portate in scena nel vostro spettacolo?
Le novelle scelte da Marco Baliani e Maria Maglietta sono sette: “L’arcangelo Gabriello”, “Il marito geloso”, “La testa nel vaso”, “Il Mutolo”, “Il cuore in coppa”, “Calandrino” e “L’amore fatto di parole”. Il regista ci ha sempre tenuto a dirci che ogni novella è un piccolo spettacolo, una specie di atto unico, perché ciascuna ha un suo ritmo, un respiro e uno stile diverso.
Parlaci del personaggio che interpreti…
Nello spettacolo c’è un gioco metateatrale. Noi siamo una compagnia che con un furgone (il riferimento è a Capitan Fracassa) si sposta nelle varie città a rappresentare le novelle del Decamerone. Come ogni compagnia che si rispetti c’è un capocomico (mastro Panfilo-Stefano Accorsi) e gli altri attori. Ognuno di noi, quindi, è un attore, che nel gioco metateatrale interpreta più personaggi. Io sono Pampinea la giovane e rivesto i ruoli di Quirico, uno dei tre fratelli siciliani ne “La testa nel vaso; Suor Ginevra ne “Il mutolo; il dottore in “Calandrino” e sono la narratrice dell’”Amore fatto di parole”. Come vedete, ricopro anche ruoli maschili, ci sono quindi cambi di identità. In questo, è molto forte il legame con la Commedia dell’arte o con il gioco più propriamente infantile, per cui si può indossare un mantello, mascherare un po’ la voce e il gioco è fatto.
Le difficoltà e la bellezza di cimentarsi con un classico…
L’unicità di questo capolavoro sta nell’esemplarità delle storie e nella possibilità di trovare eco in tutti i tempi. Con il Boccaccio è stato fatto un lavoro molto interessante di riscrittura. Si è cercato di restituire la magnificenza e ricchezza della lingua italiana, mitigandone però la complessità della struttura. Abbiamo lavorato sul contenuto per sostenere la forma.
Come definiresti Stefano Accorsi?
È uno spirito gentile e solare.
Come vi sta accogliendo il pubblico?
L’accoglienza del pubblico per noi è davvero importante. In scena, in una commedia come la nostra, la partecipazione del pubblico contribuisce tantissimo alla riuscita dello spettacolo. Detta anche i tempi: spesso il pubblico applaude durante lo spettacolo in alcuni momenti, a volte ci sorprende con applausi o risate in momenti inaspettati. È un rapporto di grande complicità.
Che cosa porterai nel cuore di questa esperienza?
Le esperienze, se sono tali, non entrano solo nel cuore ma in tutti i sensi. Sicuramente, credo che per un bel po’ non mi schioderò dalla testa il testo dello spettacolo, che ormai conosco tutto a memoria. Mi porto dietro le risate del pubblico e le nostre, le sudate, i viaggi in macchina e quelli in treno, i vuoti di memoria, gli errori, le cene, il sorriso della gente dopo lo spettacolo, il cibo. La meraviglia di fare il lavoro che vuoi fare nel tempo in cui lo vuoi fare.