UN SACCHETTO DI BIGLIE, regia di Christian Duguay, Francia, 2017

di Francesco Monteleone

6 milioni di morti a causa del nazismo sono 6 milioni di storie tragiche che andrebbero raccontate tutte e in ogni modo, per far comprendere meglio agli ignoranti e agli indifferenti quanto dolore, ingiustizia, indecenza morale hanno prodotto i violentissimi seguaci di Hitler. Ma ci sono altrettante storie che pur non avendo avuto finali macabri o sanguinolenti ci ritornano in mente, nitide e struggenti in ogni particolare, per la loro intensa forza amorosa. Questa film è un vittoria artistica di Christian Duguay perché il regista sa abbattere i pregiudizi razziali con l’arma della meditazione e senza false prediche.

Il soggetto: due fratelli scoprono nel 1942 che in Francia essere ebrei è un flagello, una tribolazione della vita umana. I due piccoli subiscono l’assalto improvviso e crudele dei loro coetanei e dei cittadini collaborazionisti del nazismo, per cui sono costretti a scappare da Parigi. Allontanati forzatamente dalla famiglia, in un isolamento sociale completo, per due anni i due giovanissimi devono affrontare l’impossibile. Scoprono la potenza del Male antisemita, ma anche il vigore dell’eroismo cattolico e soprattutto imparano quanto è necessaria la forza di volontà per sistemare il proprio vissuto.

Un film che emoziona è un grande film, un film che commuove è un grandissimo film. Preparatevi, perché di fronte alla lunga odissea di due innocenti, perderete molte lacrimucce. Inoltre sarete sorprese da due miracoli: Patrick Bruel il cantante franco-algerino ancora una volta, con l’unica espressione facciale che ha, dimostra un senso dello spettacolo impeccabile; può un attore che non sa recitare essere un attore perfetto? Sì. Il grande Patrick sono anni che lo dimostra con la sua carriera piena di fulgore.

Il secondo miracolo sono i bambini recitanti, anzi il più piccolo, il protagonista.

È difficile vedere tanto senso drammatico da chi deve interpretare una tragedia senza averla patita. Sarete costretti ad ammirare un minorenne che nell’affrontare tante peripezie vi farà trepidare fino alla fine. Il regista Christian Duguay conferma ancora una volta la sua rude, spavalda poeticità con la quale affronta i conflitti umani, stando dalla parte giusta.

Perseguitare i deboli, ammazzare con crudeltà è la vergogna del genere umano. Una vergogna che non fa distinzione tra i primi crociati, gli americani in Vietnam, gli jihadisti e tutti gli idioti che ammazzano un proprio simile.La storia si studia poco di questi tempi. Un sac de billes (titolo originale) è un ottimo modo di conoscerla meglio e di meditarla.

Francesco Monteleone