«Sembra nato da un sorriso tanto delicato, sottile, aereo». L’illustre Benedetto Croce non ce ne voglia se rubiamo una sua definizione sul “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare, per definire la versione targata “Allegra Brigata” (laboratori teatrali) cui abbiamo assistito al Cinema Teatro Vignola di Polignano a Mare l’altra sera, con la regia di Paolo Morga.
Paolo Morga ormai ci ha abituati e, confessiamo, viziati, a un tocco registico personale e unico. Che mai come in questo caso, ha sconfinato nel fantastico mondo della magia grazie ad un allestimento fantasioso, delicato e aereo, appunto. Un allestimento originale grazie alle immagini proiettate sulle quinte di scena, curate da Pit Campanella, ai bellissimi costumi realizzati da Antonella Rubino, alle affascinanti scenografie di Francesco Angelini, all’attenta regia luci di Beppe Girolami e alle delicate coreografie curate da Flavia Simone della scuola di danza “Il Balletto”.
Badate bene che di saggio finale si è trattato. E che saggio! A esibirsi sono stati gli allievi del primo, secondo e terzo anno del laboratorio ragazzi condotto da Jacopo Selicato, il gruppo degli allievi adulti diretto dallo stesso Morga, giovani attori e altri già consolidati. Una compagnia eterogenea capace di tenere a bada un testo all’apparenza semplice come quello del sogno shakespeariano. Tre storie (vi risparmiamo qui le arcinote trame) ricche di personaggi per tre mondi che s’intrecciano. Il mondo fantastico dei sognatori: le fate Erika Lavermicocca (Ragnatela), Grazia Oscuro (Falena), Elena Todisco (Ciuccianespola), Silvana Anglani (Semedisenape), Anastasia Giangrande (Fiordipisello), Antonella Lotesoriere (Titania), lo stesso Paolo Morga (un convincente Oberon) e i suoi elfi (Silvana Anglani, Roberta e Alessandra Indolfi). Su tutte, si staglia la strepitosa performance di Marika Maniello nei panni del folletto Puk, maschera e corpo di rara espressività per una neofita. Il mondo reale degli amanti: Domenico Decosmo (Egeo), Riccardo Lacerenza (Filostrato), il maestro e direttore d’orchestra Federico Morrisi (il duca Teseo), Angela Vitto (Ippolita), Jacopo Selicato (Demetrio), uno degli insegnanti dei laboratori della compagnia monopolitana, Alberto Verdegiglio (Lisandro), Alessandra Dibello (Ermia) ed Elena Ciasca (Elena), quest’ultime due brave nell’esprimere tutto l’ardore e la delusione, per l’amore prima e il tradimento poi, dei loro rispettivi cavalieri. Infine il mondo verosimile dei teatranti: Claudio Catucci (Dorminpiedi), Maria La Volpe (Boccuccia), Marina Meuli (Pietruzza), Davide Reno (Grugno), lo strepitoso attore polignanese Vincenzo Pellegrini nei panni di Orazio Moccolo/Tisbe e il sempre bravo Bruno Verdegiglio in quelli di Nico Chiappa/Priamo. A tutta la strampalata compagnia “di teatro nel teatro” va un plauso speciale per aver trascinato gli spettatori nell’atmosfera del teatro elisabettiano tipica dell’epoca del bardo.
Uno spettacolo godibilissimo, due ore di divertimento puro che smentiscono le parole finali affidate da Shakespeare, e non a caso, a Puk, il protagonista assoluto della commedia: «Se l’ombre nostre v’han dato offesa, voi fate conto v’abbian colto queste visioni, così a sorpresa mentre eravate in preda al sonno. Non ci dovete rimproverare se vana e sciocca sembrò la storia, ne andrà dissolta ogni memoria, come di nebbia se il sole appare. Se ci accordate vostra clemenza, gentile pubblico, faremo ammenda».
«Sembra nato da un sorriso tanto delicato, sottile, aereo». L’illustre Benedetto Croce non ce ne voglia se rubiamo una sua definizione sul “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare, per definire la versione targata “Allegra Brigata” (laboratori teatrali) cui abbiamo assistito al Cinema Teatro Vignola di Polignano a Mare l’altra sera, con la regia di Paolo Morga.
Paolo Morga ormai ci ha abituati e, confessiamo, viziati, a un tocco registico personale e unico. Che mai come in questo caso, ha sconfinato nel fantastico mondo della magia grazie ad un allestimento fantasioso, delicato e aereo, appunto. Un allestimento originale grazie alle immagini proiettate sulle quinte di scena, curate da Pit Campanella, ai bellissimi costumi realizzati da Antonella Rubino, alle affascinanti scenografie di Francesco Angelini, all’attenta regia luci di Beppe Girolami e alle delicate coreografie curate da Flavia Simone della scuola di danza “Il Balletto”.
Badate bene che di saggio finale si è trattato. E che saggio! A esibirsi sono stati gli allievi del primo, secondo e terzo anno del laboratorio ragazzi condotto da Jacopo Selicato, il gruppo degli allievi adulti diretto dallo stesso Morga, giovani attori e altri già consolidati. Una compagnia eterogenea capace di tenere a bada un testo all’apparenza semplice come quello del sogno shakespeariano. Tre storie (vi risparmiamo qui le arcinote trame) ricche di personaggi per tre mondi che s’intrecciano. Il mondo fantastico dei sognatori: le fate Erika Lavermicocca (Ragnatela), Grazia Oscuro (Falena), Elena Todisco (Ciuccianespola), Silvana Anglani (Semedisenape), Anastasia Giangrande (Fiordipisello), Antonella Lotesoriere (Titania), lo stesso Paolo Morga (un convincente Oberon) e i suoi elfi (Silvana Anglani, Roberta e Alessandra Indolfi). Su tutte, si staglia la strepitosa performance di Marika Maniello nei panni del folletto Puk, maschera e corpo di rara espressività per una neofita. Il mondo reale degli amanti: Domenico Decosmo (Egeo), Riccardo Lacerenza (Filostrato), il maestro e direttore d’orchestra Federico Morrisi (il duca Teseo), Angela Vitto (Ippolita), Jacopo Selicato (Demetrio), uno degli insegnanti dei laboratori della compagnia monopolitana, Alberto Verdegiglio (Lisandro), Alessandra Dibello (Ermia) ed Elena Ciasca (Elena), quest’ultime due brave nell’esprimere tutto l’ardore e la delusione, per l’amore prima e il tradimento poi, dei loro rispettivi cavalieri. Infine il mondo verosimile dei teatranti: Claudio Catucci (Dorminpiedi), Maria La Volpe (Boccuccia), Marina Meuli (Pietruzza), Davide Reno (Grugno), lo strepitoso attore polignanese Vincenzo Pellegrini nei panni di Orazio Moccolo/Tisbe e il sempre bravo Bruno Verdegiglio in quelli di Nico Chiappa/Priamo. A tutta la strampalata compagnia “di teatro nel teatro” va un plauso speciale per aver trascinato gli spettatori nell’atmosfera del teatro elisabettiano tipica dell’epoca del bardo.