scritto e diretto da Francesco Carrassi con Tiziana Gerbino e Masha Valentino. Produzione Ciarli Ceplin. (Visto al Piccolo Teatro di Bari il 7 dicembre 2014).
Dopo il matrimonio non si può stare mai tranquilli. Nonostante tutti gli insegnamenti di Plutarco, Ovidio, Kierkegaard, Galimberti e altri mille sapientissimi intellettuali, gli amanti continuano a cercare il loro piacere egoistico e se non lo ricevono più dal proprio partner si guardano attorno…E siccome il desiderio è influenzato da ciò che è immediatamente a portata di mano, accade spessissimo che il marito o la moglie scontenti subiscono l’attrazione visiva, olfattiva, tattile di qualche parente o conoscente; così cadono in tentazione, liberandosi del male. Inquietum est cor nostrumconfessava sant’Agostino e la stessa cosa intuizione è dimostrata da Francesco Carrassi nella sua pièce saldamente priva di verecondia. Il plusvalore di questa commedia è nell’intreccio gay-friendly: gli adulteri (non vi diciamo quali) non trovano un nuovo rapporto, bensì un rapporto diverso.
La maniera teatrale è facile da descrivere: L’autore-regista affida a due femminazze provocanti e dialoganti un linguaggio spasmodico, isterico, dolciastro, iroso e ironico; i due personaggi devono far capire al pubblico come si può perdere la quiete sentimentale e vaginale, passando da una tranquilla vita familiare alla disgregazione del sacramento.
Una campionessa di futbol (Masha Valentino) e una primatista di atletica leggera (Tiziana Gerbino) fanno colazione insieme; confidandosi le intimità scoprono che i loro maschi sono diventati distanti. Masha è stata una mattatrice sessuale oltre che calciatrice; si è adattata docilmente alla fedeltà coniugale, ma è diventata una passera solitaria. Tiziana, con il fisico da burlesque ormeggiato alla Nutella, Ha una laurea in Economia, ma l’amarezza se la porta via. Il testo è leggero, a volte comico, la sostanza no. Delusione, gelosia e rabbia compongono il cocktail della fragilità femminile. Le due interpreti sono convincenti, coinvolgenti e divertenti: Masha è stata scelta dal regista per la somiglianza formosa a Valeria Marini. Ella sa incarnare il furore libidinoso e l’oppressione psichica di una donna rifiutata. Le sue nudità fanno scintillare gli occhi e avvampare l’animo, canta e si muove con sinuosa innaturalezza teatrale. I difetti? La voce batte spesso come una clava sui timpani e un eccessivo purismo nella dizione fa saggiare al pubblico i postumi di un corso di recitazione. La Gerbino ha più mestiere e usa il vantaggio professionale per equilibrare l’energia dell’amica. Le due simpatiche ‘travolte’ combattono l’incomprensibile destino con una carica notevole di ironia. I loro visi si sfiorano come i lati di un triangolo isoscele, il calore nel ventre brucia il pudore e nel finale chi ci rimette la salute è il vecchio palcoscenico di Eugenio D’Attoma. Francesco Carrassi ha rotto un ossidato tabù, senza arruolare maschi col testosterone a damigiane. Si ascoltano le voci di Mauro Dalsogno e Andrea Savoia, poi basta. Eppure sorge il dubbio che tutta l’essenza morale di ‘Travolte’ sia contenuta nell’invisibile rapporto tra due uomini. Se fosse vera questa illazione, vogliamo vedere un altro atto unico: ‘La continua’…si dice volgarmente. Siamo voyeur.