(Voto: 8 e ½) Con Rickson Tevez, Eduardo Luis, Gabrielle Weinstein, Martin Sheen, Rooney Mara. USA, 2014
Magari fosse vera altre centomila volte una storia come questa! I poveri, gli ignoranti, gli indifesi riuscirebbero a fargliela pagare ai ‘potenti’ e non sarebbe maledettamente vero che la giustizia è, quasi sempre, il dominio dei forti sui deboli. Purtroppo nella realtà dobbiamo rassegnarci a vivere in società disarmoniche, ma questo intenso film, per un paio di ore, funziona come un piacevolissimo balsamo per l’anima. Perché vi consigliamo di vederlo? Perché se siete adulti tornerete a essere ragazzi e se siete ragazzi vi sentirete eroi come gli adulti, come accade nei sogni o nei romanzi d’avventure.
Trash significa ‘spazzatura’, cioè quel che avanza dai nostri consumi e che sporca i bordi delle strade, i litorali, le pareti delle montagne o inquina le periferie delle megalopoli più incivili. Nel groviglio maleodorante, putrescente, disgustoso di una discarica 3 brasiliani di 14 anni (Rafael, Gardo e Gabriel detto ‘Rato’) trascorrono le loro giornate per procurarsi il cibo. Daldry toglie l’imballaggio allo schifo visivo. L’assurda vessazione che subisce il corpo umano nelle favelas si percepisce con gli occhi e non con l’olfatto, ma è sufficiente a torcere le budella degli spettatori. Sembra impossibile immaginare un cambiamento positivo in quella ottusa quotidianità, ma le sorti degli umani sono condizionate anche dal caso; infatti è proprio una coincidenza pazzesca che crea le premesse per una avventura pericolosamente entusiasmante. I ragazzi si impadroniscono di un oggetto ‘eversivo’ (un portafogli misterioso) che rinunciano a restituire; perciò subiscono la violentissima controffensiva della polizia, mandata da un politico corrotto a recuperarlo con ogni mezzo. In Brasile i borgatari odiano le forze dell’ordine e sono da queste ampiamente torturati. La morte non dà tregua alla vita in quei posti diabolici dove Cristo è resuscitato, vive e fa miracoli.
“Trash” è tratto da un romanzo omonimo per ragazzi scritto da Andy Mulligan. Il regista Stephen Daldry aveva già creato con ‘Billy Elliot’ un giovanissimo ribelle che sembra diventato reale, tanto lo conosciamo intimamente. Questa volta sono tre ‘meninos de rua’ a strigliarci i sentimenti. Per negligenza non citeremo tutti i minorenni della letteratura che hanno modellato questi super eroi senza scarpe: essi sono stati selezionati tra centinaia di ragazzini provenienti dalle favelas che volevano quella parte e non hanno dovuto fare nessuna scuola di recitazione per interpretare quel che il destino gli prescrive ogni giorno. Il risultato artistico è di grandissimo livello, anche per la bravura di due tecnici che hanno tolto le parti molli della fiction per darci in gradimento la durissima realtà sudamericana: il primo è il direttore della fotografia brasiliano Adriano Goldman, il secondo è l’infallibile compositore brasiliano Antonio Pinto. ‘Trash’ non serve a fare le rivoluzioni, ma a raccomandarle certamente sì. Il produttore esecutivo è Fernando Meirelles, il genio che ci ha donato qualche fanno fa “City of God”, il film più bello della storia del cinema sulle favelas.
Finiamola così: Stephen Daldry ci ha infatuati ancora una volta e gli ultimi dieci minuti del film vorremmo averli vissuti al posto dei fantastici interpreti. Viva il Brasile senza padroni e senza ladroni!