(di Carmela Moretti)
Mentre ogni città celebrava la ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia con le bandiere agitate al vento, Cristian Ceresoli portava a teatro uno spettacolo sconvolgente, vincitore delFringe First Award 2012. Il tricolore è solo un ornamento, per l’attrice che vi avvolge il suo corpo nudo al termine di un flusso di coscienza. E l’inno di Mameli non è altro che una canzoncina biasciata e svuotata di contenuto da una maschera del disgusto, che ne rinnega le espressioni più sublimi quali “dov’è la vittoria?” e “l’Italia chiamò”. Ma La Merda -questo il titolo dello spettacolo, che lo scorso fine settimana è andato in scena al teatro Kismet- continua a spaccare i cuori anche a un anno di distanza, nonostante qualche piccolo segnale di cambiamento come il ricambio generazionale in politica e il tentativo di fare del ‘merito’ lo stendardo di un’era nuova.
Silvia Gallerano è seduta su uno sgabello, vestita soltanto di una luce bianca che scolpisce ogni millimetro del suo corpo. Ma nulla nell’aspetto di lei ricorda le forme tornite e rasserenanti della dea della bellezza, perché gli occhi e le labbra somigliano piuttosto a una maschera deforme e abbruttita. Specchio di quello che siamo diventati o potremmo diventare, ritardando ancora la nostra risalita dalla melma. Così inizia un flusso di coscienza che smaschera le perversioni degli italiani e che non mostra compassione per nessuno, nemmeno per il pubblico che ascolta, si identifica e annuisce. È un paese fetido quello che viene portato in scena: l’Italia delle cure dimagranti, delle pubblicità, dell’apparire a qualsiasi costo; ma anche del sessismo, dei ‘cazzi’ di uomini potenti nelle mani di giovani meretrici, di fanciulle accecate da un arrivismo che invoglia a svendersi. E sullo sfondo, il peso di un passato glorioso e illustre, a cominciare dal sacrificio dei garibaldini, in cui nessuno più si riconosce.
Vi è, dunque, uno spiraglio di luce per questo nostro paese? Quella piccola donna totalmente nuda in scena può diventare al netto di tutto una persona nuova nel senso etimologico del termine (cioè donna che si conosce e rinasce perché si ama)? Nella piéce di Cerasole sembra di no, dal momento che la maschera ripete più volte e senza possibilità di riscatto che “anche se una cosa non ti fa schifo, poi ti abitui”.