Premessa d’obbligo: amiamo Woody Allen. Incondizionatamente. Lo amiamo talmente tanto da classificare “carini” i suoi film effettivamente mediocri: è come ammettere i limiti della propria madre o del proprio padre. Amor vincit omnia. Non è il caso, però, di quest’ultimo piccolo gioiello, “Cafè Society”, pellicola numero quarantasette del cineasta newyorkese, la sua prima girata in digitale, presentata a Cannes in ...
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