“Abbiamo ascoltato nei giorni scorsi sul TG3 nazionale l’affermazione che sarebbero troppi i teatri e le Fondazioni, facendo riferimento a Germania e Francia che ne hanno molti di meno. Ci sentiamo di rispondere che non è così.” Così dichiara Emanuela Bizi, segretaria nazionale Slc Cgil.
“L’Opera è un dato identitario, distintivo e di eccellenza dell’Italia, e questo ci è riconosciuto da tutto il mondo. D’altro lato la produzione culturale è un bene costituzionalmente protetto (art. 9 Costituzione) e per tale motivo viene garantito e finanziato da risorse pubbliche.”
“Ma è anche vero – prosegue la sindacalista – che i centri di produzione culturale devono essere garantiti sull’intero territorio nazionale perché tra i diritti di cittadinanza c’è anche il diritto dei cittadini di fruire delle nostre eccellenze culturali. A questo va aggiunto che il modello della produzione lirica e coreutica è una vera e propria “fabbrica” che garantisce occupazione di grande valenza qualitativa. E non a caso parliamo di “fabbrica”: il modello di produzione integra infatti la costruzione materiale, ad esempio quella delle scenografie e dei costumi, e quella immateriale artistica.”
“Questo modello produttivo è contrapposto a quello della mera circuitazione delle sole masse artistiche, modello utilizzato in altri Paesi. Ma è lo stesso che ci permette di essere eccellenze mondiali.”
“La crisi vera del settore – ricorda Bizi – è da ricercarsi nei pesanti tagli, fatti in questo ventennio, delle risorse pubbliche statali e di comuni, provincie, regioni. L’apporto dei privati non è ancora significativo nel settore culturale italiano. Tutto questo comporta difficoltà nella programmazione della produzione e l’emergenza economica che coinvolge la gran parte delle Fondazioni.”
“L’ultimo provvedimento definito dalla legge 112 non ha affrontato il nodo fondamentale delle leve fiscali, che risolverebbe il problema dello scarso investimento dei privati nel settore, mentre si è avventurato in una pseudo riforma che metterà ulteriormente in crisi il sistema.”
“Noi riteniamo che il disegno definito con la legge 800 del 1967 sia ancora attuale – conclude la sindacalista – e che le Fondazioni Lirico Sinfoniche, le Istituzioni Concertistico Orchestrali e i Teatri di Tradizione siano la giusta risposta che garantisce ai cittadini di usufruire della musica colta nel nostro Paese. E siamo altrettanto convinti che se si riuscisse a ridisegnare una vera legge di sistema per il settore, ancorata all’innovazione istituzionale (titolo V, seconda parte) che garantisca regole certe economiche e prerogative, si determinerebbe una catena di valore economico molto importante, così come hanno compreso altri Paese europei che investono nel settore della produzione culturale dello spettacolo quale uno degli elementi anticiclici per uscire dalla crisi.”