“Una crisi è una opportunità da non sprecare” dicono gli opinionisti-ottimisti che non vogliono accettare una situazione economica opprimente. Ma nel nostro sindacato bisogna essere più realisti del re e soprattutto essere capaci di trovare soluzioni efficaci, anche quando non ce ne sono a portata di mano.
Secondo Antonio Loprieno, il 2015 è servito a ricostruire la fiducia nella comunità sindacale della CGIL, in coda a un periodo economico maledetto che non è ancora terminato: si sono fatti corposi tagli alle spese, si è ottenuto un aumento degli iscritti di base (soprattutto a Taranto), sono state garantiti assicurazioni e contributi a tutti i collaboratori, secondo le linee date dalla Confederazione. Infine, altri 6 compagni provenienti dai mestieri più difficili (musicisti, tv locali, liutai ecc.) son stati cooptati nella assemblea e due donne molto combattive, Valentina Belmonte di Telebari e Vera Monico di Teleperformance sono state scelte per il direttivo nazionale.
La relazione di Nicola Di Ceglie (meno lunga del solito) è stata altrettanto chiara e incisiva:
“Questo governo Renzi si vanta di successi contraddittori e imbarazzanti; non ci sono stati benefici occupazionali in Italia, dove mancano ancora 7 milioni di posti per essere nella normalità. Quindi è sicuramente utile politicamente il referendum sul Job Act. Inoltre bisogna continuare con la decontribuzione fiscale e ampliare l’assistenza medica universale. Le buone notizie sono sicuramente l’approvazione in Parlamento del Nuovo Statuto dei Lavoratori, la ripresa dell’attività della Zecca di Stato a Foggia e la diversa disponibilità del governo regionale pugliese verso la SLC.
Bisogna intensificare la lotta ai “sottoscala” dove si fa il lavoro di call center abusivo – ha concluso il segretario regionale – dare solidarietà alle ICO e aumentare il proselitismo, perché un sindacato più forte significa maggiori diritti ai lavoratori”.
Infine, all’unanimità, è stato approvato il bilancio preventivo del 2016 che chiude in attivo, nonostante una situazione interna e internazionale che non promette nulla, proprio nulla di buono.
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