Sel Bari per un nuovo metodo nella costruzione delle politiche culturali del Comune di Bari

Dieci anni fa, a Bari, l’allora Assessore comunale alla Cultura Nicola Laforgia, per riabitare il deserto culturale della precedente amministrazione e per favorire la cultura intesa come bene comune, inaugurò una stagione di attività culturali che aumentò nella quantità e nella qualità l’offerta per i cittadini baresi, coinvolgendo le periferie e ogni strato sociale.
Tra le altre iniziative, promosse la nascita de “Il valore dell’acqua”, un cartellone di iniziative estive che, per cinque anni consecutivi, realizzò festival ambiziosi come “l’Acqua in Testa”, “Menu Kebab”, “Di voce in voce”, “Bari in Jazz”, analogamente a quanto accadeva nel resto dell’anno, con festival come “Le voci dell’anima”, che resta come il solo esempio di coinvolgimento non “provinciale” delle periferie baresi nella fruizione musicale internazionale.
Erano Festival che hanno animato le estati baresi, e le migliaia di persone che hanno partecipato a questi appuntamenti se lo ricordano bene.
Nonostante un quinquennio di progressiva riduzione della contribuzione pubblica, questa politica è proseguita fino a oggi con buoni risultati grazie soprattutto ai molti sforzi degli operatori culturali. Ma non è bastato perché questa estate barese ha visto prima l’emigrazione in provincia di festival come “Bari in Jazz” e poi l’assenza, dopo decenni, di tante iniziative, tra cui il Festival della Camerata Musicale barese “Notti di Stelle”.
Quest’anno è sopravvissuta solo la Festa dei popoli, una festa multiculturale che, celebrando l’accoglienza e l’amicizia tra genti diverse, apriva la stagione musicale estiva barese, coinvolgendo, già prima della città metropolitana, territori extra-cittadini.
Ora ci rivolgiamo alla città per ribadire che la produzione di cultura è anche un lavoro e che gli operatori culturali vivono di quelle iniziative che con tanti sforzi e sacrifici si erano guadagnati una relativa continuità.
È del tutto evidente che i tagli del governo Renzi alle amministrazioni locali mettono in grave difficoltà il Comune di Bari, ma le risposte finora espresse devono essere indirizzate alla salvaguardia del lavoro di tutti.
Ad oggi, il bando per la ripartizione dei contributi delle attività culturali (Avviso pubblico per la concessione dei contributi alle imprese creative e alle associazioni culturali per l’anno 2015), scaduto lo scorso aprile 2015, non ha ancora prodotto la graduatoria sull’ammissibilità delle oltre cento proposte giunte (che per quanto sembri di prossima uscita ha ormai compromesso l’estate barese), e ora si legge di ulteriori progetti promossi e supportati dal Comune di Bari, quali il nuovo bando per l’assegnazione della gestione privata della sala Murat.
Di questo e di altro avremmo voluto discutere con il sindaco e con la maggioranza, per impostare insieme un metodo nella costruzione delle politiche culturali a Bari.
Eliminare l’estate barese significa ridurre le già poche occasioni di crescita per i cittadini nonché indebolire le imprese e gli operatori culturali del territorio; nello stesso tempo, cedere al privato contenitori pubblici rischia di compromettere il rapporto tra cittadinanza e spazio, smentendo quanto scritto nel programma di Antonio Decaro.

 

Bari, 29 luglio 2015

Segreteria Sel Bari

Slc Cgil Puglia