La produzione culturale è un’esperienza romantica, scientifica e viscerale.
Tipote anthropo, tipote loghia, Nessun uomo, nessuna parola.
Ciò che ci affascina dell’arte è l’eleganza della semplicità intesa come valore capace di restituire al prossimo il senso del tempo trascorso, capace di resistere all’incedere della società contemporanea protesa alla sovrapposizione delle memorie.
Sino a quando continueremo ad affrontare i termini della cultura e in particolare dello spettacolo quale voce di spesa dei nostro bilancio cittadino, anziché annoverarlo negli investimenti saremo sempre fuori rotta.
La soluzione è semplice: il ripristino e l’ampliamento delle regole.
Questa è la strada maestra per porre rimedio agli errori del passato. Bari è già dotata di un regolamento cittadino che andrebbe sicuramente rivisitato ma soprattutto applicato. In commissione cultura, da qualche anno, giacciono delle proposte di modifica da parte delle organizzazioni sindacali di settore volte a rendere più efficaci le azioni sistemiche di politica culturale.
Innanzitutto bisogna rimaneggiare l’istituto delle convenzioni triennali allargandolo ad una più ampia schiera di aziende operanti nel settore con maggiore capacità di controllo e chiarezza, premiando le attività di produzione piuttosto che la mera distribuzione. Inoltre non andrebbero considerati rendicontabili né finanziati i costi di gestione (già sovvenzionati da Ministero e Regione) ma esclusivamente le attività prodotte, la forza lavoro effettivamente impiegata e non quella millantata, con particolare attenzione agli squilibri tra personale tecnico-amministrativo e personale artistico. Infine andrebbe costantemente monitorato il livello di efficienza produttiva e qualitativa e andrebbe separata e distinta l’azione di finanziamento destinato alle attività amatoriali.
La progettazione culturale dovrebbe essere efficace attraverso un processo pubblico, condotto da un comitato cittadino, nominato dall’Amministrazione. Il Comitato convocherebbe coadiuvato dai pianificatori locali incontri con rappresentanti degli enti culturali (università), artisti, educatori, rappresentanti delle categorie del commercio per identificare bisogni, e occasioni sociali e civiche.
La Pianificazione di tali politiche pubbliche avrebbe lo scopo di favorire la vita culturale della città, in vista di obiettivi di natura economica e sociale.
L’attività creative acquistano oggi nuove funzioni e spazi nell’ambito delle comunità locali quale motore di sviluppo, strumento di educazione e inclusione sociale nell’ambito delle esperienze che costituiscono l’identità comune dei cittadini, come sancisce la comunità europea.
Pensare che la risposta a questa complessità di aspetti si esaurisca nell’organizzazione di eventi di massa vanifica l’intervento pubblico in campo culturale, in quanto non costituisce un modello alternativo alle spinte omologanti provenienti dai media e dal processo di globalizzazione.
Incontro, conoscenza ed educazione sono gli obiettivi a cui tendere per un efficace impiego delle risorse pubbliche.
Giuseppe Trizio