Alle Olimpiadi di Pechino del 2008, in seconda corsia, una ragazzina dalla pelle scura corre accanto a promesse dell’atletica leggera come Veronica Campbell-Brown e Sheniqua Ferguson. Si chiama Samia e, in quell’occasione, ha il difficile compito di rappresentare la sua terra, la Somalia. Arriva ultima (non può essere altrimenti, poiché è magrolina come un ramo secco d’ulivo), ma quando sta per tagliare il traguardo -con i suoi vestiti malconci-accade un miracolo: dagli spalti, il pubblico si alza in piedi e incomincia a incitarla. Quel giorno, la diciassettenne Samia emoziona tutto il mondo e diventa il simbolo del riscatto delle donne musulmane.
La “favola” dell’atleta somala iniziò a otto anni. Mentre a Mogadiscio imperversava la guerra e la sua famiglia viveva insopportabili ristrettezze, Samia scoprì insieme al suo amico Alì la passione per la corsa: “Ecco, la guerra, per esempio, mi ha portato via il mare. Però, in compenso, mi ha fatto venire voglia di correre. La corsa è il mio mare”. A soli dieci anni (con le scarpe bucate) vinse la gara cittadina di Mogadiscio e, subito dopo, trionfò alla competizione nazionale di Gibuti. Poi cominciò a prepararsi duramente per le Olimpiadi di Pechino, nonostante un’alimentazione insufficiente e gli enormi rischi cui andava incontro per l’integralismo di Al-Shabaab: correva di nascosto al chiarore della luna, in uno stadio bucherellato di proiettili e indossando uno scomodissimo burka nero. A Pechino Samia non trionfò, ma decise di prepararsi faticosamente per le Olimpiadi di Londra del 2012, che questa volta avrebbe vinto con la sua inconfondibile tenacia da “piccola guerriera”. Rincorrere questo sogno, però, significava innanzitutto conquistarsi la libertà: una notte, la giovane somala lasciò a piedi il suo paese e iniziò la traversata del Sahara e poi del mare, alla volta dell’Italia…
Adesso l’atleta di Mogadiscio non ha bisogno di scarpe nuove, perché corre accanto ad altri grandi campioni alle Olimpiadi del Cielo.
La storia struggente di Samia è narrata nel bellissimo libro “Non dirmi che hai paura” del giornalista e scrittore Giuseppe Catozzella. Un romanzo dolce e accattivante, che sa reinventare nelle sfumature di una favola per ragazzi questa vicenda vera: amicizia, passione per lo sport e sogno di libertà sono i colori di cui si tinge il racconto, mentre sullo sfondo si stagliano le atrocità dell’integralismo islamico. Vincitore del Premio Strega Giovani 2014, “Non dirmi che hai paura” è attualmente il libro più letto nelle scuole italiane.