Intervento di Emanuela Bizi, Segretaria nazionale di SLC CGIL, responsabile Area Produzione dei Contenuti Culturali.
“Questa crisi, che ha sbattuto in faccia a tutti le difficoltà di un mondo, quello dello spettacolo, che non ha mai avuto tutele, credo sia proprio l’occasione per provare a ragionare.
Il Ministro Franceschini si è impegnato a recuperare i decreti attuativi della 175, il codice dello spettacolo, dove c’è proprio una norma che riguarda il lavoro e che quindi può affrontare il tema delle specificità di un settore che è completamente diverso da tutti gli altri.
Ovviamente, questo però comporta una riflessione da parte di tutti i soggetti che sono interessati a questo, a partire dal sindacato che non può pensare di rappresentare questi lavoratori nel modo classico.
Gli artisti devono riconoscersi come lavoratori, perché essere artisti non significa non essere un lavoratore e non aver diritto ad alcune tutele, e forse su questo i musicisti sono più indietro rispetto ad altri artisti, per es. gli attori, più attrezzati forse perché da più tempo e meglio organizzati.
I musicisti devono fare più strada, riconoscersi come professionisti nel mondo del lavoro e quindi chiedere anche delle tutele, tutele che anche l’Europa chiede, a tutti gli stati membri della UE, dal 2007, attraverso lo Statuto Sociale dell’Artista, che riconosce le specificità del lavoro dell’artista e la necessità di interventi specifici.
Poi c’è la politica che gioca un ruolo fondamentale perché bisogna affrontare la discussione in Parlamento facendo capire quanto sia necessario dotare questi lavoratori di garanzie.
Un passo avanti è stato fatto nell’ultimo DL: si è cominciato a riconoscere delle tutele specifiche per il mondo dello spettacolo. E’ importante il modo in cui il DL è stato scritto, non distinguendo, ai fini della tutela, tra lavoratore subordinato ed autonomo, esattamente quello che SLC CGIL aveva chiesto: di collegare le tutele alla persona, non alla tipologia contrattuale.
Al di là della situazione di emergenza, bisogna pensare ad una successiva fase per costruire tutele vere e stabili.
Il problema è rendere la politica più consapevole delle necessità di questi lavoratori affrontando il percorso di una norma legislativa, a cominciare da ciò che si potrà inserire nei decreti attuativi del codice dello spettacolo.
Riguardo alla bozza del nuovo DL, ancora provvisoria, abbiamo accolto con favore la riduzione delle giornate di versamenti previdenziali necessarie per ottenere la indennità, poi bisognerà vedere di quanto sarà, però ci siamo subito accorti che anche questo esclude, comunque, tantissimi lavoratori.
La CGIL lunedì vedrà il Governo e farà presente che, anche nello spettacolo, abbiamo un mondo ancora escluso dagli interventi, a causa della tipologia del lavoro e per la incidenza molto alta di lavoro nero e lavoro grigio, ed occorre trovare un modo per coprire davvero tutti, perché quello che è successo a questi lavoratori è stato trovarsi da un minuto all’altro senza nessuna possibilità di avere reddito e anche in prospettiva si fatica a vedere una soluzione.
Bisogna aprire anche un ragionamento serio sulla ripartenza: penso che non sia accettabile l’idea di rimanere fermi per tantissimi mesi, quando, comunque, si sta gradualmente rimettendo in moto tutto il paese.
Abbiamo l’estate davanti, dobbiamo sfruttare questo periodo, trovando modalità per salvaguardare tutti, artisti e pubblico.
Poi il problema vero sarà capire come si svilupperà questa epidemia e pensare al periodo successivo, tenendo presente che le tutele, più andiamo avanti, più sarà faticoso metterle in campo, perché questo paese si sta indebitando per fornire le indennità attuali.”