In che modo il nostro Paese saprà rilanciare la propria economia? Come potrà valorizzare i territori, fare innovazione? Sarà in grado di competere sui mercati globali del XXI secolo?
Con queste tre domande si apriva il Rapporto 2013 di Unioncamere dal titolo “IO SONO CULTURA – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” precisando nelle premesse quanto non fossero fuori luogo, neanche apparentemente, se rapportate ad un paese come l’Italia. Perché se si parla di cultura non ci si può fermare al concetto museale, pur straordinariamente importante per il nostro paese, ma lo si deve intendere nella sua accezione più ampia. La capacità di distillare bellezza nei prodotti manifatturieri , cos’è se non cultura italiana? La bellissima fiction su Adriano Olivetti di poche settimane fa ci ha ricordato, tra le altre cose, come la macchina da scrivere lettera 22, frutto del genio italiano e di una cultura del bello, oggi sia esposta nella collezione permanente del Museum of Modern Art di New York. C’è bisogno di speranza, in un’Italia sprofondata nella peggiore crisi economica dal dopoguerra, che cerca a parole di risollevarsi. Proprio come fece Adriano Olivetti, all’uscita dalla seconda guerra mondiale, il quale coltivava un sogno: fare della bellezza e della cultura del lavoro il centro motore della sua azienda. E ci riuscì. La capacità di rileggere un territorio e le sue bellezze, di riattivare un immaginario legato ai suoi stilemi paesaggistici, enogastronomici, architettonici, archeologici, ai suoi tratti storici, unici ed irripetibili, e di raccontare tutto questo in un linguaggio semplice che tocca le corde dei contemporanei, che cos’è se non cultura? “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Ancora una volta, rileggendo l’Art. 9 della nostra Costituzione, ci rendiamo conto quanto sarebbe facile muoversi secondo quei dettami che i padri costituenti ci donarono con grande saggezza e lungimiranza. Anche loro uomini, come Olivetti, di un passato che andrebbe ripreso, studiato ed emulato. Uomini che pensavano al bene di altri uomini, all’interesse generale, anzicchè rivolgersi ad un impersonale “dio mercato”. Investire in cultura non è solo necessario, è fondamentale per un paese come l’Italia. Il Rapporto 2013 di Unioncamere valuta attentamente la ‘capacità moltiplicativa’ del sistema produttivo culturale misurando l’effetto traino su altre aree dell’economia. I risultati sono sbalorditivi. La cultura vanta, per dirla tecnicamente, un moltiplicatore pari a 1,7: per ogni euro di valore aggiunto ne attiva – nel commercio, nel turismo, nei trasporti, ma anche in edilizia e agricoltura – altri 1,7. Gli 80,8 miliardi prodotti nel 2012 dal sistema culturale nel suo complesso, quindi, ne mettono in moto altri 133, arrivando, tra diretto e indotto, a 214,2 miliardi. Il 15,3% dell’economia nazionale. Vale dunque la pena provare ad invertire la rotta partendo proprio dalla cultura. A noi pare proprio di sì. Peccato che alla politica, a tutta la politica italiana, nessuno escluso, non “pare”, come direbbe Totò. I tagli sono continui. E ogni volta che si parla di tagli, cultura e servizi sociali sono in prima linea. Certo, non tutti sono uguali. Certo nel centrodestra spesso si sentono discorsi come “una strada in più ed un concerto in meno”. Ma anche “dare”, come avviene in una certa sinistra, per favorire gli amici degli amici, non va bene. Se quello che abbiamo provato a spiegare in poche parole non diventa da subito patrimonio di tutti, non potrà esserci vera ripresa, se per ripresa intendiamo una nuova stagione della speranza. Per l’oggi, dobbiamo registrare che in Puglia, come nel resto del Paese, i teatri, i cinema, le compagnie, calano il sipario, chiudono i battenti, al pari di centinaia di esercizi commerciali, di aziende piccole e grandi. Un Italia che muore. Noi non ci stiamo e a partire da questo editoriale proveremo a lanciare soluzioni, più che denuncie, a tracciare percorsi, più che continuare a piangerci addosso. Aspettiamo vostri suggerimenti, nuove proposte, idee che generino speranza.
Proviamo insieme a ritrovare il sorriso.