«Narrami o Musa, le eroiche imprese del pio Monopolo, figlio di Zeus che molto viaggiò in terra e mare per fondare la patria che prese il suo nome…». Il prologo dello spettacolo “Monopoleide” parla da solo: lo spettatore è pronto a partire in un viaggio misto di sapori e odori, dove il mito si fonde con la storia, dove la leggenda si veste dell’arma più bella, l’ironia. Già perché il testo scritto abilmente da Michele Ciavarella è intriso di leggerezza pur lanciando due fondamentali messaggi d’amore: quello per la propria terra (dove il mare ha fatto diventare salate pure le lacrime) e quello tra un genitore e un figlio (anche se non più fisicamente, le persone care resteranno con noi con tutto il loro amore).
In breve la trama: l’Olimpo degli Dei, in un surreale consiglio comunale, delibera che Monopolo, figlio illegittimo di Zeus, dovrà fondare una nuova civiltà chiamata Monopoli dal suo nome. Per farlo sarà accompagnato da due guerriere, la vivace e impertinente Xena ed Ercolina, figlia vegana di un macellaio. Il viaggio sarà pieno di insidie e con un compito da assolvere: sottrarre un quadro sacro alle terribili Bizzoche. La cosa però non è gradita a Giunone, che arrabbiata per le corna, scatenerà tutta la sua ira funesta affinché l’impresa non venga portata a termine.
Una commedia agrodolce messa a disposizione della meravigliosa compagnia amatoriale formata da Angela Susca, Antonio Scisci, Antonio Brigida, Carlo Pipoli, Carlo Scisci, Giacomo Notarangelo, Maria Miccolis, Maria Lillo, Marta De Carlo, Natale Rizzo, Sina Menga e Vito Barbarito, oltre a Marilena Rotolo e Patrizia Rotondo, nel ruolo fondamentale delle suggeritrici. Dodici neo attori, diretti con fatica e maestria da Pietro Caramia. Il risultato è stato comunque spumeggiante e di sicuro impatto: si ride, e tanto.
Encomiabile questo progetto, chiamato “I viaggiatori della terza età”, voluto dall’associazione Apad di Monopoli (nata nel 2003 «per gestire adozioni a distanza e progetti nei Paesi in via di sviluppo, oltre a quelli sul territorio destinati a migranti, senzatetto e anziani»), che ha messo a disposizione, gratuitamente, l’Auditorium Bianco Manghisi – Teatro dei Cappuccini, oltre che le maestranze, dal regista all’autore del testo, dai costumisti agli scenografi. Perché non si deve mai smettere di vivere e sognare.