Dopo la vittoria di Nicola Lagioia nel 2015 con “La ferocia” ecco che un altro pugliese è in lista per la vittoria dell’ambito – di certo dalle case editrici – Premio Strega di quest’anno. Stiamo parlando di Marco Ferrante, cinquantatreenne nativo di Martina Franca, giornalista e vicedirettore di La7, che con il suo “Gin tonic a occhi chiusi” (pubblicato da Giunti) – sponsorizzato dai colleghi Pierluigi Battista e Antonella Cilento – è riuscito a entrare nella rosa dei dodici semifinalisti che il prossimo 14 giugno si ridurrà nella “meravigliosa cinquina” finalista.
Ancora una saga, una famiglia borghese questa volta di origini romane e soprattutto descritta in maniera impietosa con uno stile che pesca – inevitabilmente – dal trascorso cronachista dell’autore e dalla sua vena sarcastica migliore, attraverso una grande abilità lessicale. Un romanzo lucido e spietato, che molti hanno paragonato al Moravia dei primi tempi e di “crudele bellezza”.
Sullo sfondo, nelle oltre 370 pagine del romanzo, c’è poi Roma, “Caput Mundi” di malsana corruzione e malcelata trasgressione, alle prese tra la crisi economica – e non solo – e il tramonto dell’era berlusconiana. Ma anche tanto sesso, tradimenti e gelosie, ambizione, arrivismo, opportunismo e rivalità.
Protagonisti tre fratelli: Gianni Misiano, il maggiore, fiscalista e marito di una piccola provinciale di sinistra; il secondogenito Paolo, deputato e padre di quattro figli impelagato in una rocambolesca campagna contro l’energia eolica; e infine Ranieri – l’ultimo dei tre e cocco di mamma Elsa, perfida come poche – giornalista tanto furbo quanto fortunato, amante del vino e abile preparatore di drink, su tutti il gin tonic del titolo. Il capostipite è invece Edoardo Misiano, avvocato di punta con la passione per le macchine e le barche. Inutile dire che i tre fratelli cresceranno all’ombra della cinica madre (e Ferrante avvisa pure che «molto di quello che leggeremo, è colpa sua») in una estenuante competizione.