L’ossessione per la bellezza può trascinare all’Inferno. E spesso, senza possibilità di ritorno. Parliamo di “Manuale distruzione”, lo spettacolo che la giovane Compagnia “Fatti D’Arte” di Bitonto sta portando in scena nei nostri teatri in questo primo scorcio di 2015. Un testo molto “coraggioso” e talvolta “scomodo”, che ha giustamente raccolto vari premi in giro per la penisola, dal “Premio della Critica” nel 2013 al “Roma Fringe Festival”, al primo premio di “Giovani Sb’Andanti 2014” ed ancora al “TeatrOfficina 2014”, oltre ad una menzione speciale al festival “Il Giullare 2014”.
Un monologo, scritto a quattro mani dalla stessa protagonista e dal suo regista, sulla ricerca della perfezione. Il dover a tutti i costi piacere e, soprattutto, piacersi, che diventa una vera e propria fisima. Che diventa una malattia, fino a gettare la protagonista, un’aspirante attrice, in un raccapricciante “gioco dell’autolesionismo”. La bulimia nervosa, analizzata al microscopio nelle sue cause, prim’ancora che nei risaputi effetti. Un gioco degli specchi, dunque: un’attrice che impersona un’attrice. Un vaso di Pandora scoperchiato sul mondo effimero dello spettacolo che obbliga, troppe volte, a rinunciare all’essere per dare spazio soltanto all’apparire.
Per tutto l’atto unico si respira la regia di Raffaele Romita, sapiente, arrabbiata e aggressiva nei confronti della sua musa sul palco. Un palpabile filo tra il “carnefice” e la sua “vittima”. Perfetti anche gli “abbattimenti della quarta parete”, che portano leggerezza al ritmo serrato e all’intensità del testo. Magistrale l’interpretazione di Mariantonia Capriglione, capace di toccare tutti i registri interpretativi, dal comico al drammatico. Un teatro fatto di gesti, di mimica e di bel canto. Una performance, per lei terapeutica e liberatoria, da attrice consumata. Da attrice “vera”. Coraggiosa nel mettere a nudo e regalare al pubblico, nell’impressionante finale, non solo il corpo, ma anche e soprattutto, la sua anima. Uno spettacolo necessario, da non perdere.