L’ipocondria del duo Marti-Pulpito

Di Leonardo Cassone

Di Leonardo Cassone

Il prologo, al buio e con sipario chiuso, costituito da divertenti spot pubblicitari, su medicinali dai nomi più strampalati, è già un gustoso antipasto di quello che accadrà in seguito. “Evitare l’uso prolungato” è un atto unico, stato scritto da Fabiano Marti, coprotagonista assieme a Mauro Pulpito, con la regia di Michele Didone.

Ad apertura di sipario, quindi, la scena, essenziale, con un’intrigante porta verde al centro (che non vedremo mai aperta) e due sedie ai lati, è quella della sala d’attesa del dottor Sciancalepore, psicologo. Presenza invisibile ma fondamentale. Giungono due “pazienti”: Fabio Martini (interpretato da Marti), dipendente del gabinetto del sindaco, sposato ad una donna che non lo ama, incline a perdere le staffe troppo facilmente; Mario Pulpo (Pulpito), con moglie, figlio e amante; di professione “addetto allo smaltimento di liquami”. Più mite rispetto all’altro, ma rispetto a quest’ultimo, decisamente più ipocondriaco. I due, nella lunga e snervante attesa, impareranno a conoscersi, a scambiarsi improbabili consigli medici e di vita, a influenzarsi a vicenda sui malesseri, le insoddisfazioni e le trepidazioni.
 
Un testo brillante, che mette a nudo fragilità emotive, tic nervosi, angosce e ipocondrie, tipiche dello stress dell’attuale vita quotidiana. Che trova la sua forza nell’interpretazione solida di Pulpo e Marti, dal consolidato sodalizio artistico, che riescono a vestire con efficacia i panni della coppia di “esauriti”. Bravi, soprattutto, a mantenere alto, per tutto il tempo, il ritmo, tra battute e trovate, anche al limite del nonsense, ma comunque esilaranti. Salvo rallentare, fisiologicamente, la loro vis comica, appena prima del prefinale, agrodolce, e dello spiazzante finale. Ma che nulla ha tolto alla riuscita dello spettacolo, che risulta molto gradito dal pubblico. Ci si diverte, e tanto, a dimostrazione che la miglior medicina, è sempre una risata. Terapeutica e rilassante.

Dino Cassone