C’è una frase che viene fatta dire da uno dei protagonisti a tutti i comprimari della serie “Le regole del delitto perfetto” che racchiude perfettamente il nucleo della storia: «Siamo tutti delle brutte persone, è l’unica cosa che ci accomuna». Come a dire che il migliore ha la rogna. E già il titolo originale (che come al solito è stato brutalizzato dalla traduzione italiana) è un aperitivo servito su un vassoio d’argento: “Come farla franca dall’omicidio”. Protagonista assoluta dei trenta (quindici a stagione) episodi appena trasmessi in Italia su Fox, è un gigante della recitazione, Viola Davis. Già in odore di Oscar due volte, la prima nei panni della mamma dolente della presunta vittima di attenzioni da parte di un sacerdote nel fantastico “Il dubbio” al fianco di un altro mostro sacro come Meryl Streep; la seconda come ribelle domestica di terza generazione nel Mississippi degli anni ’60, segnato dalla segregazione e dal razzismo, nel capolavoro dal titolo “The Help”.
La Davis è Annalise Keating, avvocato e docente di diritto penale all’autorevole Middleton University di Filadelfia. A presentarsi è lei stessa il primo giorno di lezione nella prima puntata della prima serie: «Buongiorno. Non so quali cose terribili abbiate fatto nella vostra vita fino a questo momento ma se vi hanno assegnati al mio corso, avete un karma sballato. Sono la professoressa Annalise Keating e questo è Diritto Penale I, o come preferisco chiamarlo io: “Come evitare una condanna per omicidio”. Nessuno ha mai superato la mia strategia, che è la seguente: primo, screditare i testimoni; secondo: introdurre un nuovo sospettato; terzo: seppellire le prove. Sommergiamo i giurati con tante di quelle informazioni da farli entrare in camera di consiglio con una sola sensazione: il dubbio».
La carismatica prof ha l’abitudine di scegliere, per ogni corso, cinque studenti, ritenuti dalla stessa i più brillanti, che avranno l’arduo compito di assisterla nei casi giudiziari, affiancati da due suoi soci, la devotissima Bonnie (Liza Weil), e Frank (Charlie Weber), tuttofare destinato a risolvere le cose sporche. I Keating Five, saranno così l’ambiziosa Michaela (Aja Naomi King); lo sfacciato e bello (gay dichiarato userà al meglio il suo fisico) Connor (Jack Falahee); Asher (Matt McGorry), coglioncello figlio di un famoso giudice; la dotata sognatrice Laurel (Karla Souza), scelta in effetti da Frank; e infine Wes (Alfred Enoch), entrato nella rosa grazie a un sospetto ripescaggio dalla lista d’attesa (tranquilli, entro la fine della seconda serie, scoprirete ogni cosa). Nella fittissima rete di relazioni e di avvenimenti di questa entusiasmante serie (che si basa sulla tripla esse: sesso, soldi e sangue), un ruolo fondamentale lo avranno almeno altri tre personaggi: il detective Nate Lahey (Billy Brown), amante della Keating, Oliver (Conrad Ricamora), il compagno del focoso Connor, eccellente hacker e l’avvocato penalista Eve Rothlow (Famke Janssen), che fa il paio con la nostra Annalise in quanto a stronzaggine
Tutta la prima serie ruota sull’omicidio di una studentessa e sul presunto colpevole, tant’è che la domanda frequente, “Chi ha ucciso Lisa Stangard?” potrebbe essere il sottotitolo di tutti i quindici episodi. Naturalmente non vi sveliamo nulla, la serie può essere (anzi ve lo ordiniamo) vista in streaming. Così come nella seconda serie la domanda è “Chi ha ucciso gli Hapstall’?”, una coppia ricca sfondata del cui omicidio vengono accusati i loro due figli adottivi, difesi, manco a dirlo dal premiato studio Keating. E dove la risoluzione, tanto per cambiare, coinvolgerà tutti, ma proprio tutti. La genialità delle serie (che vanta due cliffhanger mozzafiato per ogni finale di stagione), oltre che per l’eccellente sceneggiatura, la recitazione fantastica dei protagonisti (tutti perfettamente a fuoco) è la sublime regia e l’indiavolato montaggio. Una raffica di flashback e flashforward da capogiro con scene ad incastro che ricostruiscono millimetricamente lo svolgimento reale della trama principale (l’omicidio della famigerata Lisa che lega inevitabilmente tutti i protagonisti, e non solo), che resta sullo sfondo durante i vari episodi nei quali assistiamo a nuovi casi, che fungono da sottotrame e dove Annalise “la valchiria”, mette a nudo quanto sia fragile il sistema della giustizia a stelle e strisce e insegna ai suoi allievi come diventare delle cattive persone è vero, ma eccellenti professionisti delle aule di tribunale. Insegnamenti basati sulla mancanza assoluta di scrupoli e di astuzie geniali quanto discutibilissime.
La pluripremiata serie legal thriller americana è una delle cose migliori viste in circolazione in questi ultimi anni. Andata in onda sulla Abc per la prima volta nel settembre 2014, creata da Peter “Grey’s Anatomy” Novalk e prodotta da quella vecchia volpe del piccolo schermo di Shonda Rhimes, ha avuto talmente successo che è ne stata confermata la terza stagione. Noi, in attesa, siamo già incollati al divano.