«Giuro di dire tutta la verità, nient’altro che la verità». È stata questa la premessa di Erica Mousci, in arte Erica Mou. La giovane cantautrice di Bisceglie (già premio della critica “Mia Martini” a Sanremo 2012), si è esibita nella splendida cornice del Teatro Sociale di Fasano (nell’ambito della Stagione approntata dall’Associazione “Le Nove Muse”), dove ha proposto il suo ultimo lavoro discografico dal titolo “Tienimi il posto”. Un concerto in acustico, chitarra, voce e loop-station, sussurrato e confidenziale, durante il quale la Mou, dialogando e confessando le sue debolezze, i suoi ricordi più intimi, si è mostrata e ha mostrato tutte le sue sfumature artistiche. Con una dolcezza e una naturalezza tale che, nonostante la fragilità di alcuni testi, che spesso appaiono superficiali, ha saputo conquistare anche il pubblico dal palato più fine. Certo Erica Mou non è Carmen Consoli, o Elisa, ma ha, a suo modo, cose da dire. Su eventi e mutamenti personalissimi.
Non sfugge, infatti, l’ingenuità di “Biscotti rotti” («Cerco sempre biscotti rotti nella scatola. Pescami e ricomponimi. Voglio sempre le ultime briciole sul fondo della scatola, che si nascondono sotto le unghie»); di “Niente di niente” («Non so niente di logica, per essere brillanti bastano due o tre aneddoti a memoria. Non so niente di niente e tu lo sai»; di “Ho scelto te” («Che invidia quelle tue mani senza vergogna e la filosofia del viene come viene, come viene ti va sempre bene»); della pur interessante musicalmente “Le macchie” («A volte avanti ad uno specchio penso a quello che avrei detto se avessi vinto un premio, per cosa non so»), di “Depositami sul fondo” («Credo piuttosto che noi due siamo come l’alcool e la crema di caffè in un liquore fatto in casa e fatto male, a poco a poco il tuo sapore sarà separato dal mio») o di “Tienimi il posto” («Ora esci da ogni logica, tienimi il posto, ce ne andiamo via. Ma dov’è scritto che tutto debba andare sempre come previsto».
A questa superficialità, dettata dalla freschezza di dare sfogo alla sua voglia di dire più che di creare, fanno da contraltare pensieri notevolmente più intriganti come in “Sottovoce” («Hai mai detto le parole giuste? Io tante volte, ma le avrei cambiate tutte. Non mi resta che amare così, sottovoce»); in “Se mi lasci sola” («Se mi lasciassi sola mi sfilerei di dosso questa collana di premesse preziose che porto per te. Prenditi tutto, ma non il gusto di amarmi un po’») o in “Non sapevo mai mentirti” («Come uno specchio d’acqua mi tiri addosso il sasso delle tue domande, e ogni domanda fa un cerchio e ogni cerchio ne genera un altro»), o in “Adesso”, ispirata al nuovo romanzo di Chiara Gamberale, sua grande amica («Cadi su di me, un desiderio nella pancia, una finestra accesa. Cadi su di me, senza paura di ogni gesto, fallo adesso»).
Durante il concerto, non sono mancate le incursioni nella sua produzione più datata, da “Mettiti la maschera”, “Dove cadono i fulmini” e “Romanzo storico”, tratte dal disco pubblicato nel 2013 dal titolo “Contro le onde”, a “Giungla” e le bellissime “Nella vasca da bagno del tempo” e “Oltre”, tratte da “È” del 2012. Spazio anche a due omaggi, due perle d’esecuzione: “La casa in riva al mare” dell’indimenticabile Lucio Dalla e la sublime versione de “L’edera”, cantata a Sanremo nel lontano 1958 dalla regina Nilla Pizzi.