(di Francesco Monteleone)
Dino Loiacono è l’erede di Mario Mancini. Finalmente mi sono tolto un pensiero. Dalla costola del venerando protagonista di Jarche vasce il dio Dioniso ha creato la provocante ‘Pupetta’ e Bari vecchia continua ad avere il suo apostolo teatrale bisex. Dino, come faceva Mario, recita da uomo e da donna con incredibile facilità, anche se i due grandissimi attori preferiscono spudoratamente la parte femminile. Forse perché nei vicoli dove sono nati e vissuti, i maschi fanno rumore, le donne sopportano il dolore. A Bari vecchia sono le Femmine che contano e con esse tutte le cose che iniziano con la F: Famiglia, Fede, Focaccia. Dino e Mario hanno avuto entrambi una carriera a metà. Si sono accontentati di rimanere a casa loro, non hanno studiato abbastanza (purtroppo!) e moralmente sono due conservatori. Per noi è stata una lunga fortuna poter cogliere i frutti della loro ricerca, senza perderli mai di vista. Sistemata la successione del mitico Mario passiamo alle “Battagliere”, la compagnia di comici creata 34 anni fa da Dino Loiacono, che promuove lo stupefacente dialetto barese e ci fa divertire con uno ridicolissimo vernacolo. Nel 2014 la commedia in cartellone è “Escort per caso”, un testo scritto velocemente da Loiacono e Saluzzi per rassegnazione alle traversie amministrative subìte dal Teatro Duse di Mia Fanelli. E, come accade sempre, si faranno 5 mesi di repliche sold out, ovunque si rappresenterà. Il soggetto della pièce è una storia disimpegnata: un’esuberante salumiera ha perso il marito, che si è suicidato per colpa dei debiti contratti. Ribaltata in cupa solitudine una vita serena e agiata, la vedova decide di vendicarsi. Si fa assumere nel centro massaggi gestito dal colpevole usuraio, chiamato sprezzantemente ‘sig. Ricotta’ e conquistandone la fiducia ne scopre le attività illecite. Ancora una volta, perfettamente mescolata alla parte tragica che è nelle mani di Pupetta c’è un’enorme trattazione comica, convenientemente svolta dagli istrioni della compagnia. Il mix di ardore sessuale, disordine morale, acquiescenza sentimentale e metafore banali funziona nel pubblico come l’anfetamina per gli sportivi. In ogni replica sembra di assistere a una corrida dove gli attori, con le battute, si feriscono fino a farsi male e in sala non si capisce più niente. Il pubblico impara i moniti espressi nel dramma, ma sentendosi al sicuro in platea, si torce dalle risate, fa fotografie, risponde al cellulare, commenta ad alta voce i dialoghi, tifa per l’uno o per l’altro personaggio. Insomma, con le Battagliere in scena c’è un doppio spettacolo, sopra e sotto le vesti. Pupetta e le sue allegre comari vengono dal popolo, appartengono al popolo, colpiscono il popolo. A loro tutto è permesso.
Enzo Strippoli si è inserito perfettamente nel gruppo. L’attore, che ha stoffa da vendere sul palcoscenico, con la sua esperienza teatrale è riuscito a spigrire la compagnia. Si muove con destrezza per sfruttare tutte le prospettive, nelle schermaglie verbali sa dileggiare e provocare, senza esagerare mai. Lui è l’ostacolo al bene, il malvagio, ma sa cambiare il passo e non è mai vittima del suo personaggio. Gianni Sardella, en trevesti, è la dimostrazione che il nostro sesso, prima e oltre che nel corpo, esiste nell’anima. “Si è uomo o donna all’interno” dice Julius Evola e Gianni lo dimostra con una classe superiore. Lui è il secondo attore, il “deuteragonista”, perché ha gli artigli del falco, il candore della colomba e il volo dell’albatro.
Nicola Loiacono è colui che più ha imparato dai suoi fantastici colleghi. Non si intosta mai in facili volgarità, è il re delle controscene, sa affrontare gli imprevisti, ammiccando. (Durante la recita alla quale abbiamo gli sono caduti i fragili occhiali e la esuberante Maria Poliseno li ha calpestati. Roba da suicidio per uno che non ci vede. Ebbene, l’ottimo comico li ha raccolti, addrizzati e indossati senza che nessuno se ne accorgesse). Spinto a distesa a esibirsi su questioni grossolane, quello smilzo caratterista offre una simpatia contagiosa. Sulla sua faccia si realizza il moto perpetuo della stupidità. Bravo Nic. Sei il tritagonista.
Maria Poliseno è l’unica donna biologica del gruppo. Si presenta alla vista con misure alla Tinto Brass e mentre gli ormoni riprendono a circolare, ella si offre (da lontano) con una sovrabbondanza di buon umore. L’attrice, cui è affidata la parte di oca dalle uova d’oro, si tiene in erotico equilibro, dovendo fare la trapezista in un bordello. Ma le sue curve hanno, in realtà, stile teatrale.
Oronzo Di Landro è un’altra materia prima dello show. Forte fisicamente, anch’egli bisessuato, con un allegria vigorosa sulla quale tutti si appoggiano, in ogni commedia è garanzia di qualità. È Oronzo, più delle escort, che porta all’apice il godimento collettivo; facendo il pervertito tedesco, per conto della Merkel si prende da Pupetta una gragnuola di schiaffi berlusconiani da che ci fa ridere, al solo ricordo.
Piero Genchi è la figura storica del gruppo, un grande amico personale di Dino. Guardandolo recitare tutte parti minori ci viene in testa il proverbio: La rasc com la uè la fasc . Piero, sacrificandosi, è il jolly che serve a far emergere gli altri personaggi. Per questa ragione il capocomico, durante gli inchini finali, gli riserva giustamente il penultimo applauso. La forza delle Battagliere è proprio nel lasciare inalterate e insuperabili le distanze tra uomini reali e commedianti. Finiamo di pagare il conto estetico delle Battagliere con una signora (vera) che non abbiamo l’obbligo di etichettare artisticamente, ma che è esempio di talento artistico. Silvia ogni volta trucca il marito da Pupetta, trasformando il padre dei suoi figli in uno spettacolare travestito con il quale molti uomini vorrebbero fidanzarsi. Silvia ci impiega 20 minuti circa a fare il volto della regina di Barivecchia e nessuno gli fa mai un applauso. Oggi glielo facciamo noi. Se lo merita da 34 anni.