Omicidio o suicidio? A cinquant’anni dalla sua morte, sono ancora tante le ambiguità che ammantano di mistero la figura di Luigi Tenco.
Per Michele Piacentini, autore di un libro dedicato al noto cantautore italiano, il Luigi dell’esibizione a Sanremo del 26 gennaio 1967 era lo stesso di sempre. La stessa espressione, gli stessi occhi mostrati più volte in altri contesti pubblici. Niente, dunque, farebbe pensare a uno stato di profonda depressione, come sostennero senza tentennamenti alcuni suoi amici e colleghi, a cominciare da Dalidà.
Proprietario di “Les artistes”, organizzazione di promozione e produzione di spettacoli e artisti, Piacentini è il portavoce della famiglia Tenco, raccogliendo l’importante testimone del fratello del cantautore genovese, Valentino, che da quella sciagurata notte sanremese fino alla sua morte, sopraggiunta l’8 novembre 1997, si è opposto con tutte le forze alla tesi del suicidio.
Attraverso atti e testimonianze – con uno stile a metà tra biografia e reportage – l’autore del libro ripercorre la vita e la carriera di Luigi: la nascita in una casa di Cassine in provincia di Alessandria, il profondo affetto per mamma Teresa, il trasferimento della famiglia a Genova, i primi concerti con i giovanissimi Andriano Celentano, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Gian Franco Reverberi, le esperienze cinematografiche, fino ai suoi più grandi successi musicali come “Quando”, “Vedrai vedrai”, “Se stasera sono qui”, “Ho capito che ti amo”.
Quindi, la partecipazione al Festival di Sanremo del 1967 in coppia con la cantante francese Dalidà, poi l’esclusione della canzone “Ciao amore, ciao” e il ritrovamento del corpo senza vita di Tenco nella dépendance dell’Hotel Savoy.
Da qui, il libro assume i tratti dell’inchiesta e porta il lettore nel cuore degli eventi di quella tragica notte. Raccogliendo la testimonianza di Dalidà, la Polizia decretò subito la morte per suicidio e gli organizzatori del festival riuscirono nel loro intento di far proseguire la kermesse canora, ma per la famiglia e gli amici più stretti troppi elementi non tornavano. E ancora oggi, si cerca di fare chiarezza.
Il libro di Piacentini è un lettura avvincente e commovente al tempo stesso, che conquista il lettore fino all’ultima pagina e che ha soprattutto il merito di restituirci il vero Luigi: non una persona depressa, ma un ragazzo allegro, spiritoso, fortemente altruista e sognatore, incapace di scendere a compromessi.
Tanti sono anche i retroscena che il testo ci svela. Eccone due tra tutti.
Ai funerali di Tenco – inspiegabilmente – non partecipò nessun collega e amico, ad eccezione di Fabrizio De André.
Ancora. “Vedrai vedrai” non è, come tutti crediamo, una canzone dedicata a una innamorata, ma a un’altra donna che nella vita di Tenco ha avuto un ruolo fondamentale. Per scoprirlo, dovete leggere il libro.