Giù pubblicato nel 1985 da Lacaita Editore, torna in libreria, questa volta grazie a Schena Editore, “La toga stracciata – Michele Parente, contadino in Puglia, magistrato a Milano”, il libro scritto da Mauro Crocetta, poeta, drammaturgo, saggista, critico d’arte, narratore e scultore di Trinitapoli, scomparso nel 2004 e mai dimenticato. Infatti a suo nome è stata istituita, il 13 febbraio 2013 una fondazione che intende valorizzare l’arte e la cultura attraverso lo studio e la conoscenza della sua opera artistica e letteraria. Questa nuova ristampa vanta la prefazione di Roberto Toppetta, noto giornalista di Rai3 e scrittore.
Ambientato in un periodo che va dal miracolo economico agli anni di piombo, racconta i mali del Sud che la riforma agraria e la Cassa del Mezzogiorno non seppero risolvere, la difficile situazione della classe operaia nelle fabbriche del Nord e l’utilizzo distorto delle ideologie del sessantotto. Il racconto comincia con la famosa “nevicata del 1956” a Trinitapoli, che rappresenta un luogo qualsiasi del Sud, popolato da miseri contadini e ancor più miseri braccianti. Poca la terra e scarso il lavoro. Tutti in preda chi al fatalismo di retaggio cattolico (di sapore verghiano), chi alla rabbia per il fallimento della riforma agraria che li porterà a protestare contro chi li governa e contro i padroni sfruttatori. Il punto di vista del romanzo è doppio: quello di Stefano e quello di suo figlio Michele. Quest’ultimo giungerà nel 1967 a Milano da magistrato: qui potrà rendersi conto di persona che la situazione degli operai nelle fabbriche del Nord non è tanto diversa da quella dei contadini nei campi del Sud. Una possibile speranza di cambiamento è data dalla rivolta degli studenti nel Sessantotto, che finirà con il coinvolgere e cambiare le idee dello stesso Michele. La “Primavera di Praga” è alle porte, gli intellettuali come Pier Paolo Pasolini, scendono in campo al fianco degli oppressi. La ribellione diventa guerriglia: il 19 novembre 1969, durante una rivolta, viene ammazzato Antonio Annarumma, agente di Pubblica Sicurezza. Cominciano gli Anni di Piombo. La voce e il pensiero di Michele, figura chiave del romanzo, diventa così quella di Crocetta. Un personaggio che sognava di fare il contadino e che si trova, suo malgrado, a fare il magistrato in uno dei periodi più bui della storia italiana. Assiduo difensore della pace, rifugge la violenza e la rivoluzione preferendo il potere delle parole come i suoi adorati Orazio, Seneca e Rousseau.
«Un romanzo di idee – lo definisce Toppetta – quantunque il tono prevalente sia più letterario che intellettuale. (…) Figlio della cultura contadina, Crocetta non ama quella borghese, la ritiene equivoca e doppia. (…) Si farebbe un grosso errore a pensare che sia un autore “disperato”: egli cerca di individuare il bene oltre il male. (…) Crocetta pensa che l’uomo sia un microcosmo del grande universo e che abbia dentro di sé l’Essere supremo. (…) Solo l’arte e la religione possono salvare il mondo». Buona lettura.