(di Matteo Marolla, musicista)
Cerco di parlare di un argomento partendo da ciò che mi sta più a cuore: la mia famiglia.
La buonanima di papà era mastro muratore, mamma è casalinga, mia sorella maggiore è fisioterapista, mio fratello è tecnico hardware e assistente fiscale, mia sorella minore è avvocato.
Sono il più piccolo e li ho sempre visti praticare i loro mestieri con senso del dovere, si, ma soprattutto con grande trasporto. Quel trasporto e quella “dedica” che ti conducono a fare le cose per bene. Quando papà doveva sistemare anche una sola mattonella era come se un artista dovesse mettere la firma a un quadro. Guardava la mattonella, guardava l’ambiente in cui andava messa, guardava gli attrezzi e canticchiava una mezza canzone. Poi, quando gli era venuta l’idea, alzava gli occhi al cielo e sospirava, e si metteva all’opera. Io mi incuriosivo e stupivo davanti a quel rituale. Col tempo ho capito che si trattava di ciò che comunemente chiamiamo “passione”. Mia sorella terapista ha sempre curato e cura i pazienti come fossero i suoi figli, con quella generosità e quell’amore da strabuzzare gli occhi. Mio fratello guarda computer, stampanti e registratori di cassa, come se stesse guardando bambini e tratta i suoi clienti con l’ironia e il sorriso di chi vuole bene agli altri. Mia sorella avvocato è una macchina di precisione. Affronta cause e sentenze con una professionalità spaventosa, ma nelle pause e nei momenti di riflessione, al di là delle toghe e dei fascicoli, quasi si dispera se il suo assistito resta nell’ingiustizia. Per quanto riguarda mamma, a parte il bene che le voglio, è difficile riferire con quanto amore ha sempre curato la famiglia e la casa: è come tentare di raccontare la propria vita in due righe. Impossibile. E poi ci sono i cognati: Un ematologo dal cuore immenso, che non so con quale invidiabile coraggio ha visto e vede tuttora soffrire e anche morire sia adulti che bambini, ma prima di tutto ha cercato e cerca di farli vivere. Una maestra di scuola elementare che vive i suoi alunni col sentimento di una mamma, soprattutto quelli meno fortunati, e dedica alla scuola un’importanza che oggi è rara. Un avvocato rigoroso e preciso, con un grande senso della giustizia, che considera chi assiste, con una premura ed un affetto che a guardarlo ti viene quasi voglia di procurarti un problema giudiziario per farti assistere da lui. Io faccio il musicista, nel senso più arcaico del termine: faccio musica. Lo faccio da sempre, e, a quanto pare, la gente apprezza (a meno che non mi prendano in giro, ma non credo). Lo faccio con onestà e amore, la stessa onestà e lo stesso amore che mi auguro di percepire quando vado a un concerto o quando compro un cd. Ho voglia di dire senza provocazioni e fronzoli che il nostro è, prima di tutto un mestiere. Un mestiere a tutti gli effetti. Un mestiere come tanti. Un mestiere che molti ci invidiano perché é catalizzato dal divertimento, ma giuro che è lo stesso divertimento con cui il salumiere affetta un buon salame, il contadino raccoglie uva buona, il barman fa un bel cocktail, il meccanico fa ripartire un motore. C’è bellezza, si, ma c’è anche sacrificio, tempo e denaro. Lo dico perché sempre più spesso percepisco un senso di superficialità nei nostri confronti, prevalentemente da chi ci ingaggia. Pizzaioli o direttori artistici che siano, spesso ci trattano come se non fossimo lavoratori, ma gente che “si diverte” e basta. E non lo dico tanto per me, che, fortunatamente, anche se non sono famoso, in base all’esperienza che ho, riesco a lavorare più o meno tranquillamente. Lo dico per quei ragazzi che si avviano a praticare questo strano mestiere e oltre alla normale gavetta devono anche affrontare con la testa bassa gente che ha un senso delle “cose” men che mediocre. Fortunatamente non tutti sono così: ci sono persone bellissime per le quali si è suonato. Detto questo, tengo a precisare che il mio è solo un pensiero personale, non è rivolto a nessuno anche se potrebbe sembrare: è una riflessione che sto facendo in questi giorni. Forse perché sono un musicista….ho tempo da perdere.