un film di Ivano De Matteo, con Monica Guerritore, Antonio Catania, Iaia Forte, Victoria Larchenko, Elio Germano.
La disgrazia peggiore che può capitare a un essere umano è diventare ricco. Per essere felice basta una casa, un lavoro decente e la salute necessaria per vivere più a lungo possibile. Gli avidi di denaro che accumulano inutili ricchezze in realtà consumano il loro tempo migliore a fare sforzi per salvare il capitale finanziario e per difendersi non si sa da chi. I ricchi godono per il prestigio sociale e il lusso (poveretti loro!) ma diventano grassi nel corpo e nell’anima. E non c’è differenza culturale che tenga; di destra o di sinistra i ricchi si comportano tutti da reazionari ed emarginano progressivamente le fasce più deboli. Perdonateci questa premessa leggermente manichea, ma guardate questo film e provate a contraddirci:
Due professionisti benestanti (con il passato da progressisti) vanno a godersi le meritate ferie nella casa in collina; lì ritrovano altri fessi come loro che primeggiano nel dire cazzate ogni volta che parlano. Tutti quei borghesi che si sentono superiori gustando bistecche sostanziose, pecorino del pastore e vino d.o.c., che hanno figli all’isola del Giglio o nei master di Londra, per caso incrociano una giovane prostituta ucraina e avendo tanto tempo libero si lasciano commuovere dal suo caso umano…
Il primo film di Ivan De Matteo è un gioiello che non vi farà dormire per due notti. Vi rimarrà un’incazzatura dentro perché avreste voluto un finale differente, perché non vi spiegate tanta incoerenza umana, perché nella cattolica società italiana che si dice ‘cristiana’, i ricchi non sono pecore smarrite, ma pecoroni. Ivan De Matteo è un emulo di Ken Loach, non gli manca niente per diventare un grandissimo narratore della realtà così come è, senza trucchi o belletti cinematografici. Ma questo film è datato 2009: chi ha la responsabilità di averlo distribuito con 5 anni di ritardo? Ci vantiamo di conoscere il cinema e non sappiamo riconoscere le cose migliori che facciamo in casa, con tanto ingegno e pochi soldi.
In questo gioiello cinematografico l’ottimo regista ha impegnato attori di rango che si fa fatica a sopportare, tanto è efficace la loro bravura nel rappresentare il peggio dell’ipocrisia.
‘La bella gente’ è un titolo ironico, come vedrete. La regia non ristagna mai in sequenze perditempo. Si arriva ai titoli di coda fermamente convinti che chi ha il culo al caldo non sa essere solidale con i più deboli e teme di estinguersi (speriamo presto). Troppe ingiustizie, troppi favoritismi, troppi privilegi sono il contrappeso plutocratico al sacrificio di tante gente umile. La ‘povera crista’ secondo la ‘Bella gente’ deve mendicare, non emanciparsi. Può tenersi i vestiti usati dai padroni, che ‘tanto li dobbiamo buttare’. Non ha diritto all’amore sentimentale, deve rimanere nello sporco pollaio. Il vomito ai bordi della statale della giovane puttana (Victoria Larchenko) dopo essersi venduta a un bavoso rattino è forse la parte più lirica di questo film duro (molto duro) coraggioso e misericordioso. Affrettatevi a vederlo. Ivan De Matteo è uno specchio lindo.