Presidente, è vero che i giornalisti avranno una tessera professionale per lavorare in tutta Europa?
Sì, e prestissimo. È passata una direttiva del Parlamento europeo sulle Professioni che prevede l’abbattimento definitivo delle frontiere. Quindi ci sarà una tessera europea per la quale un giornalista italiano, ma anche uno di un altro paese, potrà muoversi liberamente nello spazio europeo ed esercitare la professione. Questa è una buona notizia, ma anche una minaccia nel senso che, se gli altri sono più bravi di noi, ne subiremo le conseguenze. Nel frattempo noi lavoriamo con grande determinazione a portare in Italia parte dei finanziamenti europei a sostegno delle libere professioni, perché il giovane giornalista deve avere un aiuto nell’entrare nel mercato del lavoro, altrimenti non ce la può fare in nessun modo.
La stessa equanimità varrà per i trattamenti previdenziali?
Questo è un tema più complesso sul quale l’Europa si interroga perché c’è una certa disomogeneità di sistemi. Dobbiamo dirò però che la tendenza è a una convergenza, cioè a creare uno spazio previdenziale unico. Se non fosse così ci sarebbe un gap competitivo e l’Italia su questo soccombe, nel senso che tra tassazione di ogni genere, l’italiano che va all’estero se è tassato nel paese di provenienza non muove un passo; però devo dire che in Europa, nonostante un tasso di liberismo non indifferente, ci si pone anche l’altra parte del problema, cioè come aiutare chi ha talento e voglia ad andare nel mercato.
Quanto serve la ‘filosofia’ ad un presidente saggio come lei, che ha realizzato e garantito un vero welfare, all’interno della sua categoria?
Io sono laureato in filosofia e per me questa è la cifra della mia vita e tutto ciò che io faccio non è in virtù dei miei studi filosofici, ma deriva da ciò che io ho dentro di me. E questa passione fortissima che ho avuto verso la filosofia è stata determinante in ogni cosa che ho fatto. I filosofi, o più modestamente i laureati in filosofia, sono un patrimonio sociale rilevantissimo. Mi dispiace che si capisca fino a un certo punto, ma in realtà devo dire che io penso con commozione ai miei studi.
Chi sono i filosofi che legge più spesso?
Ho sempre nutrito una grande passione per Friedrich Nietzsche nonostante la sua natura distruttiva, in realtà distruttiva del passato e non del futuro. Anche di fronte a delle macerie c’è sempre un nuovo mondo e non è davvero retorica la convinzione profonda che si possa sempre fare qualcosa, anche nelle condizioni peggiori.