Con Tom Hanks, Felicity Jones, Ben Foster, Omar Sy, Irrfan Khan, Sidse Babett Knudsen, Fausto Maria Sciarappa, Ana Ularu.
Gli affamati di thriller hanno pane a sufficienza per i loro denti.
Enigmistica, avventura, atmosfera apocalittica e ritmo sostenuto: c’è tutto questo in “Inferno”, film epico del regista statunitense Ron Howard, tratto dall’omonimo romanzo di Dan Brown.
Ancora un volta torna in scena il celebre esperto di Simbologia, il professor Langdon, interpretato da un eccellente Tom Hanks. Ferito alla testa, si ritrova suo malgrado coinvolto in un complotto gigantesco, ordito da uno scienziato “malefico” e da un’organizzazione criminale internazionale. Il piano è quello di ridurre almeno della metà la popolazione mondiale e limitare in tal modo lo sfruttamento delle risorse della Terra, diffondendo tra gli umani un terribile virus. L’effetto sarebbe simile alla peste di Giustiniano del 541 d. C., un’epidemia bubbonica, che nel suo culmine arrivò ad uccidere diecimila persone al giorno nella sola Costantinopoli.
Tra codici da decifrare, ricordi confusi da ricostruire e immancabili colpi di scena, il professore Langdon non ha un minuto da perdere. Corre di città in città per salvare il mondo, aiutato dall’ambigua dottoressa Sienna Brooks e incalzato dall’Organizzazione mondiale della Sanità.
Questa è, in breve, la trama, ma per fortuna l’azione non è tutto in “Inferno”.
La pellicola sembra, innanzitutto, un grande spot pubblicitario dedicato alla nostra Italia, e anche i non appassionati del genere come me possono trarne un piacere incommensurabile.
La storia è ambientata per buona parte a Firenze, per poi spostarsi a Venezia e a Istanbul. Con il protagonista, facciamo un tuffo in tutta la magnificenza del capoluogo toscano: il Giardino di Boboli, il Corridoio Vasariano, le porte degli Uffizi e di Palazzo Vecchio si spalancano dinnanzi ai nostri occhi assetati di bellezza. Per di più, a tenere insieme le fila della vicenda è Dante, dalla cui opera il romanzo di Brown riprende il titolo: la corsa del professore è sempre costellata da riferimenti continui alla Divina Commedia e, in particolar modo, alla struttura dell’ “Inferno”, ideato con straordinaria modernità dal Sommo Poeta.
Poi, ci si sposta in Piazza San Marco a Venezia, esaltata dal regista attraverso riprese aeree e veloci, e in ultimo si vola verso Istanbul e la sua suggestiva Cisterna Basilica di epoca giustiniana, dove l’avventura del professor Langdon finalmente si conclude.
Con “Inferno” di Howard, dunque, si viaggia in uno dei più grandi capitoli della letteratura italiana e nella storia dell’arte rinascimentale, e si scoprono o riscoprono alcuni scorci mozzafiato del nostro Paese, che il mondo intero ci invidia.
Il tutto mescolato con la suspense di un thriller davvero avvincente e ben fatto.