Gli occhi di Samia Yusuf Omar erano lì, in una gigantografia a pochi passi dal podio che avrebbe accolto i vincitori festanti. E neri come il carbone interrogavano, scrutavano, a tratti sorridevano ai mille atleti – un fiume di maglie colorate – accorsi per lei da tutta la provincia di Varese, ma anche dal Lazio, dalla Toscana, dalla Puglia. Un roll-up, poco più avanti, riassumeva lo scopo dell’iniziativa: “Una corsa per ricordare Samia: perché il diritto allo sport non abbia né genere né confini”.
Si è svolta domenica 3 giugno, nel parco di Ternate attorno al lago di Comabbio, nel varesotto, la manifestazione podistica “Corri con Samia”, giunta alla sua quarta edizione. È un tributo all’atleta somala che il 2 aprile 2012 morì nell’attraversata del Mediterraneo, mentre cercava di arrivare in Italia e potersi allenare in vista delle Olimpiadi di Londra dello stesso anno. Nel suo paese d’origine, l’integralismo islamico di Al-Shabaab si era imposto e le negava il diritto allo sport: costretta ad allenarsi di nascosto, scalza, al chiarore della luna, in uno stadio bucherellato di proiettili e indossando un burka, per essere libera non le restava altra via che tentare la fuga verso l’Europa. Un tentativo, purtroppo, tragicamente fallito.
A scuotere le coscienze su questa storia commovente è stato il libro “Non dirmi che hai paura” dello scrittore Giuseppe Catozella, vincitore del Premio Strega Giovani 2014. Ed è stata proprio la lettura di questo testo a suggerire agli organizzatori – il G.A.M. (gruppo amatori maratoneti) Whirlpool e l’associazione onlus Africa e Sport – l’idea di dedicare a Samia una corsa che potesse unire i colori e la gioia dello sport ai valori della solidarietà.
“Attraverso lo sport cerchiamo di sensibilizzare la gente su alcune tematiche africane e sosteniamo progetti concreti di inclusione sociale in alcuni paesi come Etiopia, Kenya, Cambogia, cioè laddove l’attività sportiva è anche motore di sviluppo sociale”, spiega sorridente Marco Rampi di Africa e Sport. Che, invitato a darci un’opinione sugli slogan contro l’immigrazione da parte del neo ministro degli Interni, Matteo Salvini, dichiara: “Senza entrare in dispute politiche, diciamo soltanto che la storia di Samia deve far riflettere, deve aiutarci ad aprire gli orizzonti e ad andare a fondo delle cose. Quella dell’immigrazione è una problematica molto complessa, che non si risolve certamente con gli slogan”.
Soddisfatto del successo della manifestazione è il presidente del G.A.M Whirpool, Luciano Rech: “È stato emozionante vedere un fiume di gente invadere la pista ciclo-pedonale del lago di Comabbio. Siamo partiti con 500 partecipanti quattro anni fa e in questa edizione abbiamo raggiunto il traguardo dei 1000, tra i bambini degli 800 metri, la family run di 3 km e la 12 km competitiva. Abbiamo voluto organizzare questa iniziativa, perché lo sport si sposa benissimo con i valori della solidarietà”.
Alla 12 km ha preso parte anche una runner dell’Atletica Ceglie Messapica, Tania Faggiano. Dopo aver letto il libro di Catozzella, ha voluto esserci in questa gara che lei ha definito “di cuore”. Una corsa diversa da tutte le altre, perché con il pensiero costantemente rivolto al sogno infranto della povera Samia.