Aprile porta con sé una festa di colori, ma fra tutti domina il blu. Blu come il cielo lindo, come i fiorellini di campo, come le piazze e i monumenti più importanti delle città, che si tingono di questa tonalità per la Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo (celebrata in tutto il mondo lo scorso 2 aprile).
L’autismo è un disturbo del neuro-sviluppo su cui sono accesi i riflettori della comunità scientifica e dell’opinione pubblica: se da un lato è in continuo aumento – secondo le statiche, oggi 1 bambino su 155 ne è affetto –, dall’altro i vari disturbi dello spettro autistico continuano a essere circondati da un alone di mistero, dovuto ai pregiudizi, ai luoghi comuni, alla scarsa conoscenza. Da qui, appunto, la necessità di istituire una giornata di riflessione e “consapevolezza”.
Dovremmo parlare di autismo o di autismi? Da questo disturbo – che comporta isolamento emotivo, mancanza di empatia verso gli altri e, nei casi più gravi, aggressività e scarsa autonomia – si può guarire? Le persone che ne soffrono sono dei mostri da nascondere e da tenere lontano?
Ecco, per chiarirsi le idee si possono consultare testi medici e specialistici; oppure – e questi sono più alla portata di tutti – rivolgersi ai sempre più numerosi romanzi, racconti, film e brani musicali. Perché anche il mondo dell’arte si è accorto di questo disturbo e con ogni mezzo a sua disposizione contribuisce a sensibilizzare sull’argomento.
A tal proposito consigliamo il libro “La terra che cura – come la cooperativa Garibaldi vince l’autismo”. Il testo racconta una realtà meritevole di attenzione, quella della Cooperativa agricola sociale Garibaldi di Roma, che si trova in un’area urbana compresa tra l’Ottavo municipio e l’Ardeatina. È un progetto che mette insieme un gruppo di ragazzi affetti da disturbo dello spettro autistico, i loro genitori, gli operatori, i residenti del quartiere e il mondo scolastico, il tutto monitorato scientificamente dall’Università La Sapienza di Roma. All’interno della cooperativa Garibaldi, i ragazzi si curano con il lavoro: coltivano patate, zucchine, pomodori e gestiscono la trattoria Articolo 14, che propone ai numerosi clienti i piatti tipici della tradizione romana. L’obiettivo è quello di creare per loro un futuro diverso dalle residenze sanitarie.
Quindi, se prossimamente organizzate un viaggio a Roma, prenotate un pranzo in questo posto singolare, dove potrete toccare con mano come il tabù della diversità – con impegno, amore e pazienza – si possa infrangere.
Consigliamo anche l’ascolto del brano “Solo rumore” del cantautore Salvatore Lazzaro,
Pugliese d’origine e umbro d’adozione, Salvatore è un educatore scolastico e ogni giorno vive in prima persona il contesto dell’autismo. La canzone è ispirata a Luca, un ragazzo affetto da autismo non verbale: è un testo che emoziona, che ci fa capire con semplicità e delicatezza quanto anche nello “strano mondo dell’autismo” ci possa essere una dose di normalità. Si può volare senza ali? E soprattutto, senza parole si può comunicare? Certo, con gli occhi, con i rumori, con i suoni, persino con un tocco della mano.
Ce lo ricordano Salvatore e soprattutto Luca nel finale di questo brano: “Poi ad un tratto la voce è diventata corta/ma mamma io ti voglio bene, altro non importa”.