«Che fine faranno i piccoli editori dopo l’annunciata fusione dei due colossi dell’industria libraria Mondadori e Rizzoli? Esiste davvero il conflitto tra l’editoria digitale e quella cartacea?». Queste sono solo alcune delle domande cui si è cercato di dare una risposta concreta, lo scorso 28 settembre a palazzo della Provincia di Bari durante il convegno dal titolo “Puglia: cenerentola dell’editoria in Italia. Il libro…impossibile”, molto voluto e organizzato da Slc-Cgil.
Assente Michele Emiliano, ad aprire i lavori ponendo le due domande è stato il segretario generale di Slc-Cgil Nicola Di Ceglie, cui è seguito l’intervento dell’assessore alla Cultura e Turismo della città di Bari, Silvio Maselli. Quest’ultimo evidenziato tre questioni “urgenti”: la necessità da parte dell’industria editoriale di difendere e creare posti di lavoro per evitare le fughe; l’importanza di stimolare la lettura a chi non lo fa e l’auspicio della piena attuazione della Legge 40 del 12 dicembre 2013. A conclusione del suo intervento, Maselli ha anticipato l’attuazione di un importante progetto: la creazione di un grosso centro culturale, dove organizzare eventi e luoghi di lettura, sullo stile di quello londinese (Idea Store) o dell’efficientissima Salaborsa di Bologna.
A seguire è intervenuta Giovanna Genchi, in rappresentanza dell’Assessore regionale allo Sviluppo Economico Loredana Capone, la quale ha rilevato l’importanza di ampliare lo sviluppo delle imprese editoriali attraverso nuove politiche a partire proprio dalla crisi. «Solo gli editori – ha ribadito – che sapranno rinnovarsi supereranno la crisi, e sapranno resistere e sopravvivere. Sono fondamentali l’innovazione e l’internazionalizzazione». E a questo proposito ha anticipato che all’interno del prossimo “Premio Sinbad” che si svolgerà a novembre, avrà luogo un importante confronto tra molti editori esteri con quelli pugliesi.
In seguito ha preso la parola Vito Antonio Loprieno, segretario di Slc-Cgil, che ha snocciolato dati (Istat e Nielsen concernenti il 2014) sconfortanti nella nostra regione: la Puglia è fanalino di coda nella lettura, il 26,8% ha letto un solo libro in 365 giorni, mentre il 18% delle famiglie non possiede nemmeno un libro in casa. «La scarsa propensione alla lettura – afferma Loprieno – è un indice di difficoltà d’accesso anche per altre risorse e opportunità culturali, come teatri, mostre e musei». Lo stesso segretario, quindi, ha avanzato la proposta del sindacato: un patto tra le istituzioni e il mondo editoriale e scolastico pugliese (vero bacino di cambiamento per questa situazione); creazione di biblioteche pubbliche; attuazione della Legge Regionale 40 e la previsione di un nuovo finanziamento da parte della Regione Puglia.
A seguire, la relazione di Gino Dato dell’Associazione Pugliese Editori, con le specifiche richieste alla Regione: erogazione di contributi agevolati per sostenere investimenti; promozione e valorizzazione degli autori e della cultura pugliese; erogazione d’incentivi per la diffusione delle opere fuori dai confini regionali fino a varcare quelle nazionali. Quindi quella di Michele Casella del Distretto Produttivo Puglia Creativa, che si è soffermata sulla “politica degli eventi” che ha portato alla diffusione incontrollata delle proposte culturali e sull’importanza assoluta della “digitalizzazione delle aziende”, in modo da fornire nuove basi per la produzione, la promozione, la distribuzione e la vendita.
A moderare il dibattito è stato il giornalista Oscar Iarussi, dopo aver lanciato all’assemblea tre concetti “provocatori”: il travisare delle “politiche dell’effimero” di Nicolini «che qui in Puglia hanno puntato solo sull’effimero in quanto tale» e la relazione tra cultura e turismo con la triste consapevolezza che la prima è diventata “ancellare” alla seconda; e le poco chiare modalità di spesa regionale, rilevando che il finanziamento di 200mila euro per una legge regionale è adir poco surreale.
A tutta risposta l’intervento del Presidente del Consiglio regionale Mario Loizzo, che ha espresso il suo parere sulla Legge 40 ritenendo che in essa «ci sono tutti gli elementi rivendicati», e affermando che la colpa per la mancata attuazione della stessa è da attribuire agli stessi politici e operatori prendendosi poi pubblicamente l’impegno a “sollecitare” lo sblocco della situazione.
Il successivo intervento è stato quello di Alessandro Laterza che ha tenuto a specificare «come il problema della lettura e quello dell’editoria pur essendo strettamente collegati non è la stessa cosa. La crisi poi è in tutta Italia e non solo in Puglia, la scarsa lettura non è dovuta alla decadenza del costume ma a quella del portafogli»
Personali testimonianze sono state portate poi da Tonino De Giorgi, rappresentante delle librerie indipendenti che ha sollecitato a «abitare le biblioteche»; di Rosa Leuci dei Presidi del Libro e di Anna Santoliquido, in rappresentanza di Slc-Cgil Scrittori, che ha messo il dito nella piaga dell’editoria a pagamento e dello “scollamento” dei vari attori che costituiscono la filiera editoriale; di Alina Laruccia, libraia da una vita costretta a chiudere la sua attività, che ha auspicato «una maggiore collaborazione tra i librai e gli editori e la fine di questo “tutti contro tutti” che non porta a nulla di buono»; di Loredana Gianfrate, amministratore responsabile di “Imago Coop”, che ha illustrato una serie d’iniziative interessanti che partono tutte dall’ambiente scolastico, la vera chiave di svolta alla lotta a favore dell’alfabetizzazione.
Compito di tirare le somme è toccato prima a Giovanni Forte, segretario generale della Cgil di Puglia, secondo il quale «si rendono necessarie le politiche per favorire e incoraggiare la lettura», infine di Walter Pilato, segretario nazionale di Slc-Cgil, secondo cui è importante «la regolamentazione globale dell’editoria, cartacea e digitale», elencando alcune importanti direttive: un contratto di filiera che comprenda l’editoria, il giornalismo e la pubblicità; la presenza di biblioteche “polivalenti”, poiché «fare cultura non può essere episodico»; la formazione di chi “propone” i libri all’interno delle rivendite per valorizzare dunque la professione; l’urgenza di un tavolo permanente per rendere ufficiali le esperienze positive, poiché «la condivisione può aiutare» e infine la rappresentazione delle varie esigenze attraverso un “laboratorio” che sia sempre in costante evoluzione.