Si è svolto a Roma, lunedì 11 aprile, il coordinamento unitario del settore Produzione Culturale, insieme alla Sezione Attori, per approfondire l’analisi sulle “Indicazioni strategiche per l’utilizzo didattico delle attività teatrali nella scuola”, in applicazione della Legge 13 luglio 2015 n.107 emanata dal MIUR. Nella sua relazione, la segretaria Emanuela Bizi ha rilevato che tale iniziativa, nel suo insieme, rappresenta un segnale importante di attenzione ad una risorsa culturale, quella del teatro e dello spettacolo in genere, in grado di aggiungere valori formativi, cognitivi, esperienziali ed affettivi ai percorsi di studio nelle scuole di ogni ordine e grado, contribuendo alla formazione del pubblico e alla crescita dell’identità individuale e collettiva di bambini e ragazzi. Molta importanza, nel decreto, viene attribuita sia alle attività laboratoriali che alla visione di spettacoli, teatrali o audiovisivi, in quanto attività capaci di sviluppare gli aspetti relazionali e mediare i conflitti dell’età evolutiva e adolescenziale.
Tuttavia, nelle sue articolazioni, il testo presenta non pochi punti di debolezza e confusione in merito alle regole per la realizzazione delle attività teatrali, nonché alle risorse in grado di sostenerle (pubbliche, private, nazionali, locali ed europee).
Nel primo articolo si rileva una grossa criticità nell’idea di favorire tutti i tipi di esperienze teatrali senza alcuna distinzione tra “professionali” e “amatoriali”. Questione molto complessa, del resto, è stabilire il grado di professionalità, e quindi il rigore, del formatore teatrale, sia nel caso in cui conduca laboratori, sia che operi nell’attività di preparazione alla visione di uno spettacolo. A livello nazionale non esiste un albo o registro, né alcun tipo di certificazione di competenze, in grado di garantire il livello di professionalità degli attori teatrali e dei formatori, ad eccezione di alcune realtà locali, con ampie disomogeneità tra i diversi territori.
Alla luce delle forti indicazioni ministeriali, che tendono a raccordare le attività teatrali nella scuola con le politiche comunali e regionali, i territori dovranno lavorare in collaborazione con gli enti locali per stabilire i regolamenti in materia, di volta in volta. E’ evidente che lo sbilanciamento esistente tra le diverse aree del paese porterà a sperequazioni nella possibilità di accesso degli studenti alle esperienze teatrali, determinando, ancora una volta, un divario tra Nord e Sud, tra realtà grandi e piccole, ricche e povere.
Una seconda, grave, criticità è rappresentata dall’articolo che sancisce, in base a non meglio precisati principi, la totale discrezionalità dei dirigenti e degli insegnanti nella scelta degli esperti e dei formatori. In mancanza di riferimenti certi nella definizione di competenze in materia, ci chiediamo quali potranno essere i criteri nel’affidamento di incarichi e responsabilità in un percorso educativo che ha come destinatari i minori, il cui interesse è giuridicamente prevalente e che necessitano di formatori preparati, in possesso di capacità didattiche in qualche modo certificabili.
In tal senso, la SLC ritiene opportuno creare una mappatura delle realtà e degli operatori professionali qualificati, coinvolgendo gli uffici scolastici regionali, al fine di mettere un argine a un “mercato” fuori controllo e alla concorrenza sfrenata di mediatori teatrali che propongono attività con tariffe orarie al di fuori di ogni regola contrattuale. Il censimento degli operatori qualificati dovrebbe dare vita a una forma di “rete associativa di teatro/educazione”, su modello della Toscana, che riunisca, singoli operatori, centri di produzione, residenze teatrali, agenzie formative, in grado di entrare in rapporto con le scuole attraverso l’ufficio scolastico regionale e gli enti locali. Unanime il parere del coordinamento nel ritenere inaccettabile la confusione della professionalità con l’amatorialità che, pur svolgendo una funzione sociale e ricreativa, non può e non deve sostituirsi alla professionalità in una attività così delicata e importante come quella dell’educazione teatrale in ambito scolastico. Per questo, la SLC ha già chiesto un incontro con la FLC (Federazione Lavoratori Conoscenza) per avviare un confronto sui temi urgenti emersi nel coordinamento.
Infine, la SLC attiverà dei tavoli tematici, che coinvolgeranno coordinatori e territori, per elaborare una proposta, da portare all’attenzione del Ministero, di un “Codice dello Spettacolo”, in grado di fornire una cornice giuridica e una dignità alla professionalità artistica nel settore, riconoscendone competenze, diritti e deontologia nello svolgimento delle proprie attività lavorative.