regia di Paolo Virzì, Italia, 2014.
‘La grande schifezza’ (questo titolo sarebbe più veritiero) non riceverà il Golden Globe nell’estremo west americano, né sarà candidato all’Oscar come sta accadendo alla ‘Grande Bellezza’. Il bellissimo e rabbrividente film di Virzì ambientato in Brianza è un finto thriller. (L’omicidio stradale di un cameriere che torna a casa in bicicletta ha indizi troppi chiari per generare la suspence). Dunque cos’è? Avviciniamoci, con cautela, alla sostanza; finora l’eccellente regista livornese non ha mai perso tempo a fare film divertenti che nel proseguimento della serata si integravano con pizza, birra, un dolcetto e il limoncello. Virzì non è il pedissequo continuatore della commedia all’italiana, con ‘una particolare attenzione alle tematiche sociali’. Virzì è un ranger alla Tex Willer che crede nelle qualità depurative dell’arte cinematografica. Ebbene, questa volta ci è piaciuto più di tutte le altre volte. L’onta della ricchezza maligna, in Italia, non è più sopportabile. In questa nazione dove coesistono i mendicanti di medicine in scadenza e tanti parassiti che buttano ogni giorno 500 euro di shopping, Virzì ha mostrato quanto sia insulso il capitale e con esso quella sgradevole categoria umana che sono i milionari.
Riferire la sinossi del film è un compito superfluo. Quest’opera va registrata nella nostra coscienza perché ha i caratteri genetici della ‘Capanna dello zio Tom’ o delle ‘Meditazioni sacre’ di Francis Bacon e cose simili. Ma lasciamo da parte i paragoni più profondi. I personaggi del ‘Capitale umano’ sono tutti negativi; eroi non se ne vedono. Gli uomini e le donne, i giovani o le persone mature appaiono tanto malformati moralmente che ne fanno le spese perfino gli ottimi attori e interpreti. Fabrizio Gifuni è uno speculatore finanziario, titolare di un fondo miracoloso, che si presenta sempre in pompa magna per sfidare i listini e i mercati internazionali. In realtà egli è uno squallido e ipocrita sfruttatore dei risparmi altrui; vale meno della sua merda, pur avendo la compiacenza di tutti. Sua moglie (Valeria Bruni Tedeschi) è stata un’attrice dotata di irresistibile ciucciaggine, che correttamente si è sposata con un ‘buon partito’. Codarda, viziata e deresponsabilizzata, la s’ignora, durante il giro dei negozi, si commuove per un teatro storico milanese messo in vendita. Grazie alla sua magnanimità, sospende la trasformazione del palcoscenico in mini-appartamenti. Nel frattempo la seducente mecenate riusce ad adescare un patetico studioso di drammaturgia (Luigi Lo Cascio) dal quale si farà rivitalizzare le parti più nascoste. Essendo piena di malizia quando capisce che con le sue sciocchezze può rimetterci lo stile di vita da cortigiana, torna ad essere l’animale ammaestrato. Il figlio di questa accordata coppia di egoisti è un liceale palestrato, totalmente coglione, con i boccoli biondi alla fiamminga e ampie riserve di droga. Per le sue prestazioni intellettuali a scuola e nella vita, il giovane rampollo riceve un gigantesco suv e altrettante corna dalla fidanzatina. L’invidiabile terzetto, ovunque si volge, trova servitù, piscine, campi da tennis, macchine fuoriserie, stanze lussuose, uffici strepitosi. Per noi è un vomito ad ogni sequenza. La seconda famiglia coinvolta nella fabula di Virzì è composta da una psicologa (Valeria Golino) che si compiace di essere incinta, mentre chi le sta attorno si procura palate di guai. Il coraggiosoFabrizio Bentivoglio interpreta la parte di un miserrimo borghese che non sopportando la scarsezza di sostanze economiche decide di ingrupparsi in una comitiva di giocatori di borsa…Infine, la loro figlia femmina con gli occhioni fulminanti e un pizzico di umanità in più, si porta in testa una bussola completamente smagnetizzata.
Arriviamo al sodo: Vista dal sud Italia la Brianza sembra un planetario nel quale luccicano nere stelle. La ricchezza è disgustosa in sé, perché altera i caratteri genetici. Trasforma l’uomo in letame, lo costringe a mentire, a nascondere, a difendersi, a comportarsi senza scrupoli. Ci auguriamo che le nostre 60 righe servano a convincervi che questo film è imperdibile. Buona visione…Oddio! Stavamo per saltare la battuta più sagace di tutto il film: Che cos’è la polizia? Chiede la Tedeschi con la faccia miscelata di creme, trucchi e noia. La bella castellana non sa che nello Stato di diritto, le leggi vengono fatte rispettare dalla forza pubblica. La verità è che i milionari si sentono intoccabili e purtroppo moltissimi di loro, nonostante le nefandezze compiute, rimangono intoccabili.