GLI ULTIMI SARANNO ULTIMI

di Francesco Monteleone

di Francesco Monteleone

un film di Massimiliano Bruno con Paola Cortellesi, Alessandro Gassmann, Fabrizio Bentivoglio, Stefano Fresi, Italia 2015

Il titolo sembra una freddura pensata per la classica commedia all’italiana-amatriciana. Gli attori garantiscono simpatia e risate. Gli archetipi sono gli stessi di Vittorio De Sica: un paesino dal nome curioso (Anguillara), il dialetto che produce battute suggestive, non ci possiamo lamentare dei culi maschili, femminili e trans, infine volemose bene e tiriamo a campare. Ebbene tutto ciò è un inganno della vista. Massimiliano Bruno ti prende a schiaffi come Terence Hill, facendoti divertire con giochi di destrezza. Questo film non è una perdita di tempo per distrarci prima della cena. Ecco il tema trattato dal regista: In questa patria ingiusta verso i meritevoli, fatta fallire economicamente da una casta insuperbita nella ricchezza, quel che ormai non si accetta più è la mancanza di lavoro per il popolo. La disoccupazione è una piaga biblica che lascia impuniti i responsabili e i loro complici. Milioni di esseri umani, tra i quali giovani, artisti, artigiani, laureati di ogni genere o regione o religione non possono fare nulla per realizzarsi e sono tanto spaventati dal futuro che spesso scelgono di suicidarsi. Ma più spettrale è la condizione della donna fertile sul posto di lavoro: se sei gravida rischi il licenziamento. Nell’economia italiana dello sfacelo, l’invenzione più bella della natura ovvero ‘la mamma’ è minacciata, offesa, maltrattata. (E nessuno si azzardi a dire che questi sono toni apocalittici perché in una prosa limpida e lirica sarà mandato a fare in culo).

Noi preferiamo sostenere con più entusiasmo questo secondo film sul tema del lavoro, proiettato nel giro di 2 settimane (LA LEGGE DEL MERCATO con l’ottimo Vincent Lindon è troppo, troppo duro). Paola Cortellesi, con tutte le qualità che si ritrova, potrebbe fare la show-girl disimpegnata e innocua, accumulare montagne di soldi e non rischiare brutte figure con ruoli tragici. Invece ancora una volta Paola ha scelto un personaggio che deve tenere gli occhi bassi, ma che la farà salire sempre più in alto. Luciana è una precaria-modello che desidera essere tutta casa-famiglia-stipendio e televisione. Sosta pazientemente a fianco di un marito irresponsabile e credulone perché l’amore è una favola, ma quando rimane incinta inizia lo sfacelo.

Fabrizio Bentivoglio interpreta ‘Antonio’, un poliziotto coperto di fango dai colleghi per un errore commesso in un’azione anticrimine. Trasferito nel paesello e tormentato dai sensi di colpa, Antonio incontra una parrucchiera (col pisello) che dopo lo shock iniziale gli insegnerà la cultura dei gender.  Bentivoglio sa fare la mimica del fesso come i grandi attori del cinema muto; privo di densità ematica sul volto ha una gradevole voce anti-accademica che si scioglie nelle orecchie come burro in padella.

Alessandro Gassmann parte sfavorito: è un capofamiglia imbecille che non si perde mai d’animo dietro alle scommesse e alle femmine. ‘Stefano’ ha un carattere ulceroso che non genera interrogativi, né fa riflettere. È un laziale colpito dalla terribile epidemia del qualunquismo, globalizzato nei vizi e incapace di pagare l’affitto di casa. Infine, Stefano Fresi sa ben utilizzare la talentuosa fragilità di attore obeso in ogni momento del film. È decisivo negli ultimi 20 minuti che ci lasciano senza parole…

L’Italia è l’Eden del mondo con i suoi borghi medievali, il suo clima, gli alimenti sani e saporiti, e con le donne più sexi della civiltà occidentale. È anche il paese delle occasioni mancate, delle discordanze tra diritti e doveri; è il porcile dei corrotti che pagano le escort, ma non riescono a trovare i soldi pubblici per permettere alle donne di fare i figli e allevarli secondo morale.

Massimiliano Bruno non è più un regista, è un maestro di cinema; anche questa volta ha ottenuto lo stupefacente risultato di farci pagare il biglietto per farcela pagare, a noi italiani, la nostra insopportabile e incurabile immaturità.

Francesco Monteleone