Io amo Quentin Tarantino. Geniale e irriverente. Otto film, otto capolavori, qualunque sia il genere esplorato e mischiato. Sì, perché il nostro adora le sperimentazioni e anche quest’ultima perla che ci ha regalato, “The Hateful Eight” non fa eccezione. Western, giallo psicologico e thriller. Centosessantasette favolosi minuti di puro cinema in Ultra Panavision 70, diviso in un’overture e cinque capitoli (che rimandano inevitabilmente a Kill Bill).
Wyoming all’epoca della Guerra Civile. Su una diligenza diretta a Red Rock, viaggia il cacciatore di taglie John Ruth (guarda chi c’è? Kurt Russel), il cui motto è: «Tutti i bastardi meritano di essere impiccati, ma i grandi bastardi sono quelli che impiccano». Con lui, il suo ultimo trofeo Daisy Domergue (strepitosa rediviva Jennifer Jason Leigh, giustamente candidata agli Oscar). Lungo il tragitto sale a bordo prima il Maggiore Marquis Warren (immenso Samuel L.Jackson), anche lui cacciatore di taglie, poi il neo sceriffo (così almeno dice di essere) di Red Rock, Chris Mannix (esilarante e stralunato Walton Goggins). Il freddo è micidiale e la bufera imminente fa sì che il viaggio s’interrompa alla locanda di Minnie.
Qui, hanno trovato riparo altri quattro perfetti sconosciuti: un generale in pensione, un gangster nomade, un burocrate fornito e un ex soldato messicano. Insomma, tra bianchi e neri, messicani, confederati e unionisti, tra le quattro pareti dell’emporio ce ne sono per tutti i gusti. John Ruth però, diffidente di natura, ha quasi subito il sospetto che nessuno sia chi dice di essere, e il dubbio lentamente s’insinua sotto gli abiti dello spettatore, così come quel gelido vento che spiffera violento nella stanza. A far lievitare le insinuazioni e l’adrenalina da tensione ci si mette il maggiore che, novello Holmes nella seconda parte del film che si trasforma in una pièce teatrale, comincia a snocciolare indizi invitando gli altri sette bastardi a tenere pronte le canne delle loro armi: «Non un avvertimento, non una domanda. Una pallottola». Pistole che presto cominceranno a sparare in un crescendo splatter degno del miglior Tarantino e che Goffredo Fofi ha definito “La barbarie inutile”. Ci dispiace dissentire questa volta.
Tutto è al posto giusto, anche i litri di sangue e di vomito che spruzzano ovunque. Come sono al posto giusto ciascuno degli attori del cast, tra vecchie glorie (Tim Roth, in un personaggio molto simile al dottor Schultz di Django Unchained interpretato da Christopher Walz e Bruce “papà di Laura” Dern) e nuove facce maledette (come Channing Tatum). Com’è perfetta la bellissima colonna sonora composta dal maestro Morricone, finalmente in odore di Oscar, la fotografia (pure candidata) , il montaggio, la scenografia e i costumi.