Nell’ultimo anno 126 casi di intimidazioni (8 nelle prime settimane del 2018) Sotto scorta 19 giornalisti. 176 misure di vigilanza disposte dalle forze di Polizia.
I dati forniti dal ministero dell’Interno il 21 febbraio 2018 nel corso della seconda riunione operativa del Coordinamento per la sicurezza degli operatori dell’informazione sono i segni di una intolleranza crescente, di una guerra a chi lavora per far emergere verità di interesse collettivo.
Per la seconda volta (e non sarà certamente l’ultima) si è riunito al Viminale il Centro di Coordinamento delle attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti.
Al tavolo, presieduto dal ministro dell’Interno Marco Minniti hanno partecipato il capo della Polizia Franco Gabrielli, il segretario generale e il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, il presidente e il segretario dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Verna e Guido D’Ubaldo. Nel corso della riunione è stato fatto il punto sull’andamento degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, anche alla luce dei recenti episodi di aggressione ad alcuni cronisti ed è stato sottolineato come il fenomeno sia costantemente monitorato e costituisca oggetto della massima attenzione.
Nel 2017 gli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti nell’esercizio della loro professione sono risultati 126 a fronte dei 128 rilevati nell’anno 2016. Dal 1° gennaio al 16 febbraio 2018 sono stati monitorati 18 episodi.
Sul fronte dell’attività investigativa, nel 2017 sono state denunciate o arrestate 87 persone, mentre nell’anno 2016 sono state 83.
Ad oggi le forze di Polizia hanno disposto 176 misure di vigilanza ed assicurato l’attuazione di 19 dispositivi di protezione nei confronti di giornalisti.
Da una analisi dei 35 episodi monitorati dal 1° novembre 2017 è emerso che, in gran parte dei casi, si tratta di intimidazioni poste in essere per lo più con minacce pubblicate in rete o verbali, condotte violente, missive, danneggiamenti e telefonate anonime.
Tali episodi presentano matrici e motivazioni di natura politico-sportiva, riconducibili alla criminalità organizzata o ad ambienti di illegalità diffusa o di degrado sociale. Durante l’incontro si è convenuto sull’opportunità di programmare le riunioni del tavolo con cadenza trimestrale. Si è poi concordato sulla necessità di intensificare l’attività di monitoraggio in rete e di rivolgere particolare attenzione agli episodi posti in essere in ambito sportivo e di destinare la massima tutela al giornalismo d’inchiesta. Infine, saranno avviati percorsi di formazione tra funzionari di polizia e giornalisti anche al fine di un uso consapevole del web.