Regia di Roberto Negri, con Vito Latorre
Scene e costumi: Rossella Ramunni e Davide Sciascia; Aiuto regia: Alice Mele; Assistente alla regia: Gabriella Altomare; Organizzazione: Flavia Ferranti; Coproduzione: Officina Dinamo Teatro Onirica Teatro; Distribuzione: Compagnia Teatrale: Tiberio Fiorilli.
Non è necessario mandare a memoria l’edizione trilingue del “Théȃtre de Samuel Beckett” per cogliere tutta la complessità della sua drammaturgia. Sin dalle prime battute, è chiaro come l’illogica successione degli eventi e un incalzante botta e risposta tra i personaggi vadano a scardinare le norme fondamentali del teatro e costringano a rivedere le tacite convenzioni tra attori e spettatori. “Dove siamo? E i protagonisti esistono realmente o sono soltanto proiezioni oniriche della mente?”, viene da chiedersi dinanzi alle opere di Samuel Beckett. Sabato 29 novembre, nell’ambito della rassegna “Altrove” curata dall’associazione Malalingua, l’attore e regista barese Roberto Negri ci ha regalato un’eccellente rappresentazione di “Finale di Partita”. Nella periferia di Molfetta, il testo del drammaturgo irlandese ha saputo parlare ai cuori di tutti -soprattutto dei tantissimi giovani presenti in sala- grazie a un copione sempre avvincente e a una regia accurata e sorprendente. In un’ambientazione da fine del mondo, ricostruita nelle scene e nei costumi da Rossella Ramunni e Davide Sciascia, Hamm e Clov giocano il finale di una partita sulla scacchiera dell’esistenza. Il primo è un anziano signore, cieco e incapace di reggersi in piedi; l’altro è il suo servo, dimesso e obbediente. Per tutto il tempo, proprio come Vladimiro ed Estragone in “Aspettando Godot”, i due personaggi continuano a tormentarsi a vicenda e a trascinare i loro giorni inutili, trovando un sollievo sporadico solo nel teatro, nel travestimento e nel racconto. Sulla scena, a vestire i panni di Hamm è stato lo stesso Roberto Negri; con una mimica ridotta all’essenziale, il personaggio è stato valorizzato dall’eccezionale talento dell’attore barese, raggiungendo il picco di pathos e comicità negli episodi di metateatro. Accanto a lui, a interpretare il ruolo del servile Clov c’era l’ottimo Vito Latorre, perfettamente a suo agio nel gioco di mossa e contromossa con Hamm. Un lavoro rigoroso e coinvolgente, dunque, che ha saputo trasmettere tutta la parodia dell’esistenza di cui è intriso il testo di Beckett. “Non può darsi che noi…che noi…si abbia un qualche significato?”, chiede a un certo punto l’anziano signore al suo fedele servitore. È solo uno dei tantissimi momenti dell’atto unico, in cui lo spettatore è chiamato a riflettere sull’assurdo della realtà in cui vive e sulla propria solitudine di fronte agli altri e al mondo.