Partenza alla grande per Fasano Jazz. Il festival diretto da Domenico De Mola spegne quest’anno la sua diciottesima candelina, e non poteva cominciare meglio. A calcare per primo le scene del Teatro Sociale è stato il trio composto da Boris Savoldelli, Marco Bardoscia e Raffaele Casarano, in “The Great Jazz Gig in the Sky”.
Non un omaggio, ma una particolare rilettura del “disco monumento” dei Pink Floyd del 1973, “The Dark Side of the Moon”. Un’unica ininterrotta suite, dove la voce di Savoldelli ha giganteggiato tra molteplici sfumature e giochi di echi rimandati dal campionatore, accompagnato dalla maestria del sax di Casarano, che ha tenuto note lunghissime, e dal contrabbasso di Bardoscia che ha preso letteralmente “vita”, suonato e accarezzato in tutti i modi possibili.
Un concerto galvanizzante, dove i dieci storici pezzi del disco dei record della band inglese (oltre cinquanta milioni di copie vendute e 1.500 settimane di presenza nelle classifiche), hanno fatto da spunto alle improvvisazioni jazz, contaminate dalle incursioni del rock e dell’elettronica. Su tutte spicca la versione ipnotica e sensuale della ballad “Us and Them”. Un progetto che diventerà presto un cd, dopo la bella sorpresa dell’autorizzazione giunta dallo stesso Roger Waters.
Nella seconda serata di festival, spazio al jazz puro. Sul palco un quartetto composto dal pianista pugliese Donatello D’Attoma, accompagnato al contrabbasso dall’elegante Luca Alemanno, alla batteria da un trascinante Vladimir Kostadinovic, e come guest star, la stella del firmamento jazz mondiale, il chitarrista norvegese Bjorn Solli.
I quattro musicisti si sono esibiti in alcuni pezzi tratti da “Watchdog”, l’ultimo disco di D’Attoma pubblicato lo scorso anno, in un paio di brani composti da Solli, tratti dai suoi precedenti lavori, e da alcuni standard. Un concerto dove è prevalsa la libertà espressiva e d’improvvisazione di ciascun strumentista.
L’effetto è stato di enorme impatto emotivo e premiato da numerosi applausi a scena aperta del pubblico, trascinato soprattutto dalla “guasconeria musicale” del batterista serbo e dagli impressionanti virtuosismi del chitarrista scandinavo. Jazz allo stato puro dicevamo, fatto di raffinatezza e ricercatezza delle note, che ha lasciato spazio nel pezzo finale, concesso come bis, all’irresistibile funky, nella stupefacente versione della colonna sonora di “Starsky & Hutch”, la fortunatissima serie che fu trasmessa in Italia dal 1979. Il talento vince ogni cosa.