(di Ersilia Cacace)
E GASSMAN declamò… “Come potete vedere non è un grand’uomo!” da una testimonianza di Emilio Spataro, la cassandrica iniziazione con il Maestro.
E’ una pomeridiana del 1975, un gruppo di ragazzi confusi tra il pubblico, attende quella audizione che forse potrebbe dare una svolta alla loro vita. Si fanno largo nel foyer del teatro e raggiungono la platea. Tra loro c’è Emilio, un ragazzo di piccola statura, aspetta anch’egli il suo turno. Eccolo. Sale sul palcoscenico, e inizia il suo monologo. – “Ma no! Ancora dite dell’attrice? No! No! Io mi sono sentita felice come donna! come donna! Felice di potere ancora amare il TEATRO”.– enuncia con sicurezza le sue prime battute, il provino è “pubblico” al Teatro Quirino. E’ di scena uno spettacolo di Gassman, intitolato “Fa male il Teatro”, in cui sono inseriti dei provini veri come il suo, e altri simulati dagli allievi della “Bottega del Teatro”.
“Stasera siamo sull’ambiguo” – declama Gassman sul proscenio -“prima un’allieva con il monologo dell’Amleto di Shakespeare, ora un allievo che dà voce al personaggio di un’attrice, Donata Genzi, dal TROVARSI di Luigi Pirandello……ehm… come potete vedere non è un grand’uomo”…– Le risatine del pubblico sono inevitabili. Il ragazzo si fa coraggio, e spavaldo ribatte con una insospettata faccia tosta.
– ” Beh, Maestro, non sarò grande e grosso come Lei, ma anch’io nel mio piccolo mi permetto di abbaiare se mi si pesta la coda” – il Maestro lo incalza – “Bene, bene… quando si dice… pure le pulci hanno la tosse… sentiamo…” – Gassman si accovaccia su una scaletta laterale del palcoscenico in assorta attenzione, mentre il pubblico continua a godersi divertito l’inverosimile duetto, immaginando si tratti di un provino “fintamente vero”, mentre tutto è senza copione e iper-reale. Poco prima, in camerino, il Maestro gli ha detto che a Teatro nulla va lasciato al caso, e che pure i bisbigli vanno sostenuti perché devono arrivare fino all’ultima fila della piccionaia. Il grande mattatore e affabulatore del Teatro classico a quanto pare ha bluffato, e adesso lo provoca per metterlo alla prova, malgrado prima fosse stato amabile e rassicurante, quasi umile nella sua magnificenza, dandogli consigli tecnici e una solida e incoraggiante stretta di mano. Emilio invece reagisce, con l’incoscienza dei suoi 18 anni, senza sprofondare nella prima botola aperta dal crudele gioco del Teatro, per non uscirne più…
– “Bravo 7+!”– gli dice alla fine del provino. La figlia Paola Gassman lo riaccompagna a sedere in prima fila. Una infinitesimale occhiata di intesa. La bottiglia di vino rosso che il Maestro degusta e offre in scena, vola verso il volto di Emilio dal proscenio. Il suo istinto di sopravvivenza blocca la bottiglia con uno scatto protettivo della mano, evitando una rinoplastica fuori programma, ma nella presa, non evita che una signora dietro di lui si bagni, che si alza stizzita e urla: – “Ora basta! Ci avete rotto con questo Teatro nel Teatro del Teatro!” – Gassman, da magistrale incantatore di folle, la rabbonisce –” Signora, non si scomponga, bagnarsi con un po’ di vino porta bene, non si crucci, il Secondo Atto sarà tutto MIO e SUO! Qualcuno ha un fazzoletto?”– Poi, si rivolge bonario ad Emilio, e gli dice: – “In te, vedo del potenziale talento da diamante grezzo, questa è la tua strada, dovresti però cucirti addosso i ruoli, probabilmente realizzando cose tue (cosa che Emilio già fa nelle cantine teatrali) perché a teatro, e ancor di più al cinema, la spietata legge del “physique du rôle” non ti consentirebbe di fare i primi ruoli da bell’innamorato, ma piuttosto ruoli subalterni e negativi, da vile, infame, offeso, vilipeso, calunniato, jettatore…”
– A questo punto, Emilio infila la mano che aveva parato il colpo, e salvato la sua faccia, nella tasca del cappottone alla “Ultimo Tango”, che lo fa apparire ancor più “mignon & bonsai”, e tocca per rassicurarsi una bottiglietta di brandy antipanico. Il Maestro continua… – “Tu, giocando col fascino dell’ambiguo e con l’inquietudine della certezza, potresti trovare un tuo modus…” – Insomma, morale della favola, anziché fare il disgraziato per gli altri, gli suggerisce che valeva farlo per se stesso! Racconto estrapolato da un’amichevole conversazione con l’attore Emilio Spataro. Emilio Spataro in arte (Emyliù) nasce a Cirò Marina in Calabria, frequenta l’Accademia teatrale Fersen a Roma, dove vive. Ha origine nel teatro intimista dell’inconscio, attraversando le arti figurative, la fotografia, la scrittura, il video-teatro, la composizione vocale. Interpreta ruoli femminili-androgini-maschili. Al centro di questo apparente conflitto intersessuale è il momento della metamorfosi, quasi un rito liberatorio in cui l’artista trova spazi adeguati alla compiuta espressione della sua creatività. Straordinaria la sua interpretazione in “Intima Vox” nel suo adattamento de “La voce umana” di Cocteau, disponibile su Youtube .