Care compagne e compagni,
mentre guardo distrattamente la partita Italia-Malta e ascolto le cazzate di Trapattoni sulle ripartenze, sui moduli 3-4-2, sulle eleganti giocate di Pirlo o del suo erede Verratti ancora una volta mi ritorna in mente la pagina del Manifesto del 3 settembre 2015, con il titolo NIENTE ASILO e il cadavere di un bambino sulla battigia. Avevo già visto quella foto terribile su Facebook e speravo che fosse il macabro fotomontaggio di un artista che stava rappresentando l’orrore e il dolore di questi giorni. Invece quel bambino è morto per davvero, affogato proprio lì dove è stato fotografato, ma prima di essere dimenticato in qualche fosso di terra, è stato reso immortale su Twitter. Si chiamava Aylan Kurdi, aveva tre anni e veniva da Kobane, la città dell’attuale Kurdistan siriano assediata dai miliziani dello Stato islamico. Stava fuggendo con la famiglia, senza nemmeno capire il perché di parole tanto vuote e pericolose: Maometto, Isis, asilo politico ecc. Con Aylan sono morti suo fratello Galip, di cinque anni e la loro giovane madre. Hanno respirato per l’ultima volta a Bodrum, una delle più belle città dell’attuale Turchia dove si va in ferie.
In rete molti navigatori da salotto hanno protestato o insultato chi ha pubblicato quella immagine, considerandola un’inutile oscenità, un’operazione di marketing o il solito voyerismo necrofilo. È una polemica perditempo. Io credo che ciò che accade nel mondo è visto da persone diverse in modo pure diverso. Il vero errore che si commette non è pubblicare un’immagine che disturba la nostra quiete, ma l’incapacità di distinguere il vero dal falso, il bene dal male…chi non sbaglierà per la seconda volta è il ministro canadese che ha negato l’asilo politico Aylan Kurdi e dopo questa tragedia si è dimesso; ha pagato per la sua scelta precipitosa e scorretta. Mentre i pensieri vorticano nella mente disordinatamente, la nazionale italiana ha vinto con grande difficoltà, con un goal irregolare. Non c’è gioia in questa notizia. In realtà, vorrei che domani mattina fosse il 3 settembre del 2030, vorrei andare alla CGIL e incontrare Aylan che nel frattempo è diventato un nostro dirigente sindacale e scherzare con lui per quella foto nella quale sembrava morto, invece si era salvato ed era venuto a Bari per essere adottato da una famiglia di amici…Gli intellettuali di destra e di sinistra, che hanno sempre un certo distacco dalla realtà, hanno parlato della ‘potenza delle immagini’. Quella foto scioccante (il filmato televisivo è più straziante) ha fatto il giro del mondo e bla bla bla. Io, che non sono un raffinato semiologo, la penso al contrario. Le immagini non hanno tutta la potenza che gli attribuiscono, altrimenti molte tragedie sarebbero finite molto tempo prima o sarebbero state evitate. Solamente gli uomini, con le loro azioni, possono costruire un mondo migliore, nel quale un bambino di 3 anni va al mare ci va alla fine della scuola, per divertirsi. Il padre di questa famiglia distrutta dalla malasorte, ora vuol tornare a Kobane con i suoi morti, seppellirli nella terra che li ha respinti e seppellirsi con essi. Forse non sapremo mai se ci sarà questo dignitoso epilogo, perché chi impagina giornali e telegiornali sta già cercando altre foto ad effetto. A noi ci rimangono i soliti interrogativi senza risposta: Perché esiste il male? Ci sarà veramente una giustizia ultraterrena? Perché gli uomini si fanno guerra senza avere pietà per nessuno?