Per trovare l’associazione Casaruccia, sede della Compagnia Dautore, bisogna percorrere una stradina al centro di Modugno (dopo essersi smarriti almeno un paio di volte) e raggiungere un palazzo antico. Sulla facciata esterna, una targhetta per “ipervedenti” indica che lì, superata una scalinata a chioccia, si fa attività culturale. Insomma, sembra tutto fuorché un teatro. Fino a quando, entrando in punta di piedi come in una chiesa, ci si accorge con molta meraviglia che in quella nobile abitazione sono stati scavati tutti gli ambienti di uno spazio teatrale: un foyer, il palcoscenico, un camerino e una stanza destinata alla convivialità. L’atmosfera interna è intima e ricorda le serate d’inverno del dopoguerra, quando tutta la famiglia si riuniva attorno a un braciere per ascoltare i meravigliosi racconti della nonna. Gli attori sono rigorosi e professionali, tant’è che mezzora prima dello spettacolo sono già rintanati nel camerino per concentrarsi ed entrare nella parte. Particolare è lo spazio scenico: gli interpreti si esibiscono al centro di una grande sala e gli spettatori, che siedono tutt’intorno, possono godere di ogni loro movenza, respirarne l’odore e ascoltare il battito accelerato dei cuori. Roberto Petruzzelli, il fondatore dell’associazione, quando fa il regista somiglia agli estinti proiezionisti di cinema perché gestisce la scena affacciato a una finestrella, da cui compie miracoli utilizzando un mix semi-amatoriale. I primi tre spettacoli della compagnia, sono stati un omaggio a Shakespeare in occasione dei quattrocentocinquant’anni dalla sua nascita. Punta di diamante è stato l’“Otello”, che il regista Roberto Petruzzelli ha spogliato della componente politica e di ogni orpello per farne una rielaborazione moderna e universale. Pochi oggetti di scena, un uso suggestivo delle luci e musiche dei giorni nostri (particolarmente piacevoli i brani di Yann Tiersen) hanno consentito agli spettatori di concentrarsi sul nucleo fondamentale della vicenda, divenendo quasi essi stessi protagonisti del dramma. Non vi sembrerà credibile, ma stiamo parlando di una compagnia amatoriale costituita da militari uomini (sono rappresentate l’Arma dei Carabinieri, la Guardia di Finanza e l’Aeronautica Militare) e alcune donne che sono più generali dei generali veri; questi volenterosi artisti si sono uniti quattro anni fa per sublimare la vita quotidiana nella bellezza della drammaturgia e da allora sono diventati indiscutibilmente bravi. Al termine dell’“Otello”, il risultato è stato uno scroscio d’applausi e una sequela di complimenti autentici. Prima di gustare la focaccia barese e buon bicchiere di vino rosso, tutti i presenti sono andati di corsa ad abbracciare la dolce Desdemona (Rosanna Pastore), quasi a volerla consolare dell’ingiusta punizione. Il cinico Iago (Armando Merenda), con la sua voce da doppiatore di cinema, ha suscitato doverosi apprezzamenti e un’incontenibile “antipatia”. Il bianco Otello (Ernesto Marletta), Cassio il romantico (Fabrizio Bellino) e la passiva Emilia (Lucia Pascazio) sono stati accolti con amorevole compassione, per quel Fato crudele che li ha travolti inesorabilmente. Insomma, non si è mai vista tanta stima e partecipazione emotiva per una compagnia amatoriale. Casaruccia è l’unico “teatro” a Bari e provincia in cui non è possibile trovare un biglietto, manco pagandolo a peso d’oro. Prima di allontanarsi, gli spettatori si assicurano già i posti migliori per lo spettacolo successivo, un miracolo che non accade nemmeno nelle grandi sale. Così, in un mese e mezzo di attività, questo posto – in cui si svolgono anche incontri letterari e laboratori di recitazione- ha accolto più di mille spettatori e oggi conta all’incirca settecento tesserati.
Carmela Moretti