(di Carmela Moretti)
TEATRO COMUNALE di MODUGNO
L’adattamento teatrale del “Candido” di Voltaire, ad opera di Antonio de Mattia, piace e coinvolge il pubblico perché ha l’audacia di rispolverare un testo difficile. Ripropone, infatti, un classico che riesce a parlare agli uomini di oggi con la stessa intensità con cui parlava ai frequentatori dei salotti settecenteschi.
Candido (Stefano Magrì) è un giovane ingenuo e sfigato, che viene dapprima cacciato dal padre dell’amata Cunegonda (Liliana Profico) con l’accusa di aver abusato di lei. Poi, incomincia a peregrinare in lungo e in largo per il mondo, imbattendosi in guerre, cataclismi e personaggi violenti (interpretati da Mino Profico e Marco Antonio Romano). Tuttavia, ad accompagnarlo nelle sue avventure c’è sempre un cieco ottimismo e l’invito del filosofo Pangloss a considerare quello in cui si vive come il migliore dei mondi possibili.
In realtà, l’odissea di Candido è narrata da de Mattia per fugaci fotogrammi e in maniera molto approssimativa rispetto al ben più affascinante romanzo. Ma a ben guardare, il drammaturgo non avrebbe potuto fare altrimenti, dal momento che l’opera di Voltaire non si presta facilmente a un adattamento in teatro. Dunque, ironia e modernità sono la vera forza della pièce, unitamente all’espressività e al talento degli attori.
Ma a conquistare il pubblico è, soprattutto, la riflessione filosofica sul qui di corruzione e violenza in cui viviamo e sulla probabile esistenza di un altrove.
“È questo il migliore dei mondi possibili?”, si chiedono i protagonisti dello spettacolo, andato in scena sabato scorso al Teatro Comunale di Modugno.
In fondo, ce lo chiediamo anche noi ogni giorno, dinanzi alle scene di immigrati che sbarcano sulle nostre coste o a quelle di anziani in fila alla posta per il pagamento di tasse grottesche.