I bitontini sanno benissimo che, alcuni anni fa, Porta Baresana e il Torrione Angioino costituivano le colonne d’Ercole della città. Il centro storico, con i suoi capolavori architettonici, era pressoché intransitabile. Ora la città vecchia è diventata il cuore pulsante della comunità, grazie a una serie di format culturali messi a punto da una proficua collaborazione tra l’assessorato alla Cultura e quello al Marketing Territoriale. Viaggi letterari, concerti e festival, unitamente al recupero e alla valorizzazione di alcuni contenitori culturali come la Biblioteca Rogadeo, in soli tre anni hanno trasformato Bitonto in un centro vitale e fecondo di iniziative.
A spiegarci il percorso di questa rinascita e le cifre investite è l’assessore al Marketing Territoriale, Rino Rocco Mangini, tra i più convinti sostenitori dell’importante ruolo morale ed economico che gioca la cultura nella nostra società.
In un periodo di forte crisi economica e morale, in cui bisogna razionalizzare al massimo le pochissime risorse, perché l’amministrazione comunale di Bitonto continua a scommettere sulle iniziative culturali?
Innanzitutto perché c’è da rispettare un patto con gli elettori, perché il punto due del nostro programma recitava: “il centro antico come volano per lo sviluppo del territorio”. Nel programma del mandato c’erano delle linee guida: partenariato-pubblico privato, valorizzazione delle eccellenze, rete dei festival. Ovviamente alla base c’è la convinzione che con investimenti oculati (non si tratta di sperpero di denaro, come dicono per attaccarci) e razionalizzando la spesa, la cultura può portare un ritorno di vivibilità del territorio, che poi diventa anche un ritorno economico e sociale.
Parliamo di numeri: qual è la cifra investita in eventi culturali e quali sono i riscontri in termine di promozione del turismo e sviluppo del lavoro?
Si è assistito nel brevissimo periodo a un aumento del turismo che io definisco infra-provinciale, cioè quello della movida. Prima a Bitonto non veniva nessuno, mentre ora assistiamo alla presenza di visitatori occasionali, attratti dai locali e dagli eventi culturali. Per quanto riguarda il turismo, la seconda fase del mandato è riservata alla promozione. Ovviamente, se non c’è niente da proporre non si può avviare la fase della promozione, per questo è stato necessario lavorare per far emergere la città e le sue potenzialità. Ora siamo pronti e stiamo ideando un format, un portale in cui ci sarà un coinvolgimento di tutti gli operatori turistici e, quindi, proveremo a vendere il territorio. A livello economico, invece, la disamina è molto semplice: solo tra B&B e ristoranti, nel centro antico abbiamo 40 partite IVA, che mettono in moto tutta una macchina di lavoratori e fornitori. Stiamo parlando di un settore che fattura molto e il tutto sostenuto da un investimento del Comune pari a 300.000 euro su un bilancio di 37.000.000 di euro. Non mi sembra una cifra catastrofica.
Spesso vi accusano di organizzare troppi eventi minori, piuttosto che portare in città grandi artisti. Come giustificate la vostra scelta?
Dall’inizio, abbiamo scelto di eliminare i grandi eventi, come le “Notti bianche” e i grandi concerti. Abbiamo preferito investire in più risorse per creare un cartellone unico, puntando anche sui talenti locali. Parallelamente, abbiamo accolto manifestazioni che si sono sempre svolte in altre città e che ora hanno trovato casa a Bitonto, come il Festival “Di Voce in Voce” del gruppo barese i Radicanto. Ora stiamo scommettendo sul format “Bitonto città dei festival”, che secondo me è vincente, perché quando saremo pronti potremo rivolgerci a grandi sponsor.
Parafrasando Dostoevskij, dunque, possiamo dire che la Cultura salverà il mondo?
I giovani che crescono tra mostre, teatro, cinema e poesia, probabilmente domani saranno adulti un po’ più convinti e consapevoli dei propri diritti. Da grandi sapranno porsi domande ed essere cittadini migliori.